Uno dei lavoratori della ditta d’appalto ‘Mr’, che insieme ad operai e dirigenti dell’Usb (Unione sindacale di base), da ieri sta manifestando sul tetto della direzione dello stabilimento Ilva di Taranto, ha minacciato di lanciarsi nel vuoto. «Disperato – è detto in un comunicato – non sa più cosa fare e vorrebbe fare un gesto eclatante».
Sono 50 gli operai della ditta privata licenziati dopo l’incidente del 28 febbraio scorso in cui morì l’operaio Ciro Moccia. La mobilitazione, con sciopero a oltranza, è stata indetta anche per protestare contro il recente licenziamento di Marco Zanframundo, operaio del reparto Mof (Movimentazione ferroviaria) e dirigente Usb, a cui l’azienda ha contestato la violazione delle misure di sicurezza sul luogo di lavoro, «contro le discariche, contro un sistema – è spiegato nel volantino dell’Usb – che ci uccide e che ci licenzia». Il sindacato di base denuncia anche «l’ennesimo tentativo di screditare lo sciopero. Alcuni capetti chiamano gli operai al lavoro dicendo che lo sciopero non è legittimo. È la solita minestra riscaldata. Non molleremo – osservano – sino a soluzione del problema».
La nota del sindacato Usb, stamattina:
Dal tetto dell’ILVA arriva un grido sui veri problemi di questo Paese
“È raccapricciante il silenzio di FIM FIOM UILM su quanto sta avvenendo all’Ilva di Taranto, dove operai minacciano di buttarsi già dal tetto e sindacalisti vengono licenziati per aver svolto la loro funzione in difesa dei diritti dei lavoratori”, afferma Paolo Sabatini, dell’Esecutivo nazionale USB.
“Come si possono ignorare le ingiustizie denunciate da chi sta scioperando e continua a protestare sul tetto della Direzione aziendale dello stabilimento tarantino, battendosi per il lavoro, la sicurezza la salute degli operai dell’acciaieria e degli abitanti della città di Taranto?”, domanda il dirigente dell’USB.
Osserva Sabatini: “Viene da pensare che la volontà di FIM FIOM UILM di non partecipare al rinnovo delle RSU, ormai scadute da mesi ed indette dall’USB, sia indicativa di quanto quelle organizzazioni temano il confronto con i veri problemi dello stabilimento e dei lavoratori”.
“Il protrarsi di questo silenzio potrà solo significare connivenza con il “sistema ILVA”, con i suoi meccanismi di sfruttamento ed illegalità, con i suoi “apparati ombra”, aggiunge l’esponente dell’USB nazionale.
“Ai rappresentanti di FIM FIOM UILM, alle istituzioni, alle forze politiche e parlamentari chiediamo un sussulto di dignità – conclude Sabatini – perché dal tetto dell’ILVA arriva un grido sui veri problemi di questo Paese, che non può più essere ignorato da nessuno”.
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