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Primo marzo di lotta, contro lo schiavismo e la criminalizzazione dei migranti

Gli effetti della crisi si sentono sempre di più e tra i più colpiti ci sono i migranti, che sotto il ricatto quotidiano del razzismo istituzionale rischiano di perdere il permesso di soggiorno a causa della Legge Bossi-Fini. Una legge che con la pretesa di legare il permesso di soggiorno ad un regolare contratto di lavoro si rivela cinica e ipocrita: producendo clandestinità, favorendo il lavoro nero e la continua ricattabilità dei migranti.

 Quest’anno la giornata del primo Marzo si accompagna anche alla lotta dei facchini che in questi mesi hanno bloccato i magazzini della Granarolo, denunciando non solo un accordo sindacale mai rispettato ma anche e soprattutto la condizione di sfruttamento che si vive in quel luogo come negli altri magazzini della logistica.

Questa lotta non parla solo ai migranti, ma a tutti noi migranti e italiani: la condizione di sfruttamento e di ricatto si è estesa a tutti, con la cancellazione dei diritti alla tutela del lavoro e del reddito, tra cassaintegrazioni, contratti di “solidarietà”, fino ai licenziamenti di massa.

La stessa costituzione reale dell’Unione Europea sta poggiando sul ricatto di milioni di persone, richiedendo crescenti “sacrifici” solo per salvaguardare i profitti e le rendite di un capitalismo rapace. E’ questa l’Unione Europea, fortezza e prigione, dei trattati Schengen e del programma di Stoccolma, dalla sorveglianza armata Frontex al nuovo Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR).

Il primo Marzo non deve essere la solita manifestazione solidale ma deve rappresentare un passo avanti contro lo sfruttamento, la precarietà della vita e del lavoro, contro il continuo smantellamento dei diritti che ci viene imposto da questa Unione Europea e dai suoi trattati capestro.

Ribellarsi non solo è giusto, ma è anche possibile e necessario.

ROSS@ BOLOGNA

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