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Congresso Cgil. 42mila voti al 2° documento, tra ostacoli e bogli

Qui di seguito il comunicato del Coordinamento nazionale del documento “Il sindacato è un’altra cosa”

Ottimo risultato per il documento 2 che prende 42.000 voti essendo presente in circa 1/5 della platea congressuale. I dati ufficiosi della partecipazione al voto non hanno riscontro con quanto da noi verificato empiricamente: oltre 650.000 voti non hanno giustificazione. Per questo non certificheremo i risultati finali.

Visto che – incredibilmente – a congressi provinciali già conclusi, in tutta Italia, mancano ancora i risultati nazionali, diamo noi i nostri risultati elaborati da dati ufficiali che rappresentano oltre il 97% del corpo elettorale della CGIL.

Dai dati delle commissioni di garanzia territoriali e regionali emerge che la partecipazione segnerebbe soltanto una leggera flessione rispetto al precedente congresso, mentre noi abbiamo registrato, quasi ovunque siamo stati presenti, una forte caduta rispetto al 2010: secondo i nostri calcoli ci sono almeno 650.000 voti non giustificati e non giustificabili.

Per queste ragioni i nostri rappresentanti nelle commissioni di garanzia congressuali ai vari livelli hanno deciso, salvo eccezioni, di non certificare i risultati congressuali e per questo, se non vi saranno novità positive, non verranno certificati neppure da noi a livello nazionale.

Questo sarà il primo congresso della CGIL con una certificazione dei risultati decisa a maggioranza.

LA PARTECIPAZIONE AL VOTO

La CGIL ha oltre 5.700.000 iscritti e iscritte, ma di questi oltre 1 milione non è stato raggiunto dal congresso. Sottolineiamo la gravità di questo fatto, come se in intere regioni del paese alle elezioni politiche non fossero stati neppure aperti i seggi.

 

La platea formalmente coinvolta è di circa 4.680.000 iscritti, tra questi cioè si è svolto formalmente il congresso. Attualmente i votanti registrati sono 1.555.700, potrebbero alla fine essere oltre 1.600.000.

I congressi si sono svolti in molti casi senza permettere alla minoranza di esercitare i suoi diritti, in diversi casi si sono rilevate sopraffazioni e violazioni che sono state denunciate e che le commissioni di garanzia quasi sempre hanno respinto con assurde motivazioni procedurali; a volte, addirittura, senza neanche motivare. Ci sono casi scandalosi che non intendiamo lasciar cadere. Per questo stiamo raccogliendo un dossier che cresce e che renderemo pubblico nella sua versione completa al congresso nazionale della CGIL.

Oltre le diffuse violazioni rilevate, emerge però un dato di grande importanza e che colpisce l’intera attendibilità dei risultati: la differenza enorme di partecipazione al voto tra i congressi dove entrambi i relatori dei due documenti erano presente e quelli dove era presente soltanto la maggioranza.

Dai dati che abbiamo raccolto, i relatori del documento 2 hanno partecipato a circa il 15% delle assemblee di base, per una platea congressuale di riferimento di circa 1.053.000 iscritti, pari al 22,5% della platea complessiva. In queste assemblee la media dei votanti è stata pari al 19,3% degli aventi diritto per un totale di circa 203.300 iscritti. Tra questi ci sono anche quelli con procedure che noi abbiamo subìto, con numerosissimi seggi in cui si è votato nelle 48 ore successive allo svolgimento delle assemblee.

Invece nel restante 85% dei congressi di base, quelli dove non abbiamo partecipato, il tasso di partecipazione al voto quasi si raddoppia. Infatti – secondo i dati ufficializzati dalle commissioni di garanzia territoriali e regionali – in queste assemblee, dove sono stati coinvolti oltre 3.629.000 iscritti, avrebbero votato 1.352.354 iscritti, più del 37% degli aventi diritto. Questo raddoppio della partecipazione media al voto non ha nessuna giustificazione di categoria, di condizione o di territorio, ma ha come unico punto unificante il fatto che si verifica laddove non c’è la presenza e il controllo della minoranza nello svolgimento congressuale. L’aumento ingiustificato e ingiustificabile dei votanti dove noi non ci siamo avviene, certo, in misura molto diversa a seconda della categoria e del territorio, ma avviene ovunque e dà appunto come risultato medio quel raddoppio dei votanti che emerge come dato assurdo. Anche perché come minoranza, non avendo potuto o essendoci stato impedito di partecipare a tutti i congressi, abbiamo scelto di concentrare le nostre forze nelle realtà meglio organizzate e più sindacalizzate.

Paradossalmente dalla fotografia dei dati ufficiali emerge un ribaltamento della geografia politica normalmente usata in CGIL: le categorie più precarie, che lamentano più dispersione e difficoltà, i territori più deboli hanno un più alto tasso di votanti delle realtà tradizionalmente più forti!

Cosa sarebbe successo se nei congressi dove non siamo stati presenti avesse votato la stessa percentuale degli altri congressi? Avrebbero votato 700.400 iscritti invece degli oltre 1.352.700. Questo significa che, al netto di tutte le altre nostre contestazioni, ci sono circa 652.000 votanti che non hanno spiegazione e giustificazione statisticamente significativa.

Va detto che abbiamo chiesto di verificare questa non attendibilità dei dati in tutte le sedi e che ovunque questa verifica ci è stata negata a maggioranza dalle commissioni di garanzia, che si sono perfino rifiutate di ufficializzare il dato della differenza di partecipazione al voto tra i congressi dove eravamo presenti e quelli dove eravamo assenti, dato chiaramente riscontrabile dai verbali congressuali. Nessuna verifica dei verbali è stata possibile laddove abbiamo denunciato il rigonfiamento enorme dei voti.

I CONSENSI VERI ALLE DUE MOZIONI

Il nostro documento ha finora raggiunto quasi 42.000 voti, raccolti e certificati uno per uno. Ma quanti sono i voti al documento della maggioranza? Secondo i dati ufficiosi sarebbero oltre 1.500.000. Sulla base di questi dati la percentuale finale del documento “Il sindacato è un’altra cosa” sarebbe del 2,7%.

Tuttavia, se scomponiamo i voti tra quelli dei congressi dove siamo stati presenti e quelli dove siamo stati assenti, emerge che la quasi totalità dei voti del documento 2 è stata raccolta dove era effettivamente presente un nostro relatore, circa 40.000 su 42.000 voti!

Come abbiamo visto in questi congressi hanno votato poco più di 200.000 iscritti, quindi, tenendo conto di bianche e nulle, la percentuale del nostro documento è circa del 19,6%. Ricordiamo che in molti congressi di grandi e significative realtà il nostro documento è risultato maggioritario come, soltanto per fare alcuni esempi, alla Same, alla Piaggio, al Corriere della Sera, negli stabilimenti Fiat di Atessa e di Termoli, alle Meccaniche di Mirafiori, all’ospedale S.Orsola di Bologna, in Tiscali a Cagliari, in Fincantieri a Napoli, ai musei di Venezia.

Sugli altri 1.352.000 votanti nei congressi senza controllo, abbiamo preso poco meno di 2.000 voti, pari allo 0,15%!

Certo è singolare questo dato schizofrenico: da un lato percentuali di consenso sorprendenti, dall’altro, guarda caso nelle assemblee in cui nessun rappresentante del documento 2 era presente, percentuali da prefisso telefonico.

Basta però estendere a tutti i votanti la percentuale di partecipazione da noi effettivamente riscontrata nei congressi cui abbiamo partecipato e le cose cambiano. Se infatti ci fosse stata ovunque quella stessa percentuale media di partecipazione, pari al 19,3%, che, lo ripetiamo, tiene già conto delle differenze di categoria e territoriali, i votanti complessivi sarebbero stati circa 903.700, sui quali la nostra percentuale, pur tenendo conto dell’assurdità dei neanche 2.000 voti raccolti nella grande maggioranza dei congressi dove non siamo stati, sarebbe stata del 4,6%

GLI EMENDAMENTI

Allo stato attuale non esiste alcun dato nazionale riassuntivo del voto agli emendamenti all’interno del documento di maggioranza e neppure un riscontro sulla partecipazione al voto di essi tra gli iscritti. Sappiamo che sono stati votati, ma non sappiamo dove e quanto.

CONCLUSIONI

Ci sono circa 652.000 voti privi di alcuna giustificazione che, se verrà confermato il rifiuto della maggioranza di procedere a qualsiasi verifica, non possiamo che considerare falsi.

Il nostro documento senza questi voti sfiora il 5% su tutta la CGIL, ma raggiunge il quasi il 20 % nei congressi dove abbiamo potuto essere presenti e controllare il voto. Se si considera che questi congressi sono meno di un quarto della platea totale, si intuiscono le potenzialità che il documento esprime e quale sarebbe stato l’esito del congresso se ovunque ci fossero state democrazia, trasparenza e parità di condizioni.

L’assenza di queste tre condizioni nel percorso congressuale ci porta quindi a non riconoscere i risultati del voto con la certificazione e a considerare ancora una volta decisiva la lotta per la riforma democratica della CGIL e di tutto il sindacato.

È ovvio che alla luce di questa esperienza la consultazione decisa dal direttivo nazionale sul Testo Unico sulla rappresentanza, che ha ancora minori regole di trasparenza e democrazia del congresso, per noi non ha alcuna credibilità e validità.

Il coordinamento nazionale de Il sindacato è un’altra cosa

 

TABELLE RIASSUNTIVE (voti non ancora completi)

Iscritti CGIL: 5.712.642 (relativi al 2012)

Platea coinvolta: 4.682.705

Votanti ufficiosi: 1.555.700.

A – Votanti dove è presente il documento 2: 203.346 – Percentuale sulla platea pari al 19,3%

B – Votanti dove è assente Il documento 2: 1.352.354 – Percentuale sulla platea pari al 37,3%

Votanti in più dove il documento 2 è assente: 651.938 – Percentuale su 1.352.724 pari al 48,2%, su 3.629.096 pari al 17,9%

Percentuale di presenza del documento 2 alle assemblee sul totale degli iscritti coinvolti: 22,5%

Voti raccolti dal documento 2: 41.345. Percentuale sui voti ufficiosi pari al 2,7%

Voti raccolti dal documento 2 dove è stato presente: 39.980. Percentuale sui voti, al netto di bianche e nulle, pari al 19,6%

Voti raccolti dal documento 2 dove è assente: 1.365. Percentuale sui voti pari allo 0,15%

Percentuale del documento 2 se B partecipa come A (cioè se la partecipazione fosse stata ovunque come quella che abbiamo constatato dove siamo stati presenti): 4,6%

 

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1 Commento


  • Daniele

    Cioè……io non riesco proprio a capire:la CGIL da almeno 37 anni, cioè dall’invasione manganellara all’Università di Roma da parte di Lama e delle tute blu picchiatrici, la CGIL è un sindacato giallo, servile al padrone ed al governo (che sono pioi la stessa cosa), un sindacato fascistoide e picchiatore come altri, la CGIL va solo considerata per quello che è, quindi, domanda: perché Cremaschi perde tempo in un letamaio e ne ingoia la merda invece di uscirne? Se qualcuno ha una risposta…….

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