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Art. 18, il furto in salsa lombarda. La Cgil sbanda

Art. 18, il furto in salsa lombarda

La Cgil incassa «qualche significativo passo indietro» da parte del presidente della Lombardia Formigoni nel progetto di legge regionale «Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione» presentato ieri. Si tratta del testo di legge che pretende di superare l’art. 18, togliendo di mezzo il giudice e l’eventuale ordine di reintegro dei licenziati senza giusta causa. Come? Con un’«indennità di terminazione». Cosa è cambiato per far dire al segretario generale della Cgil Lombardia Nino Baseotto che ci sono significativi passi indietro? Alcuni passaggi che riguardano la contrattazione e la formazione continua. Ma quel che resta, e cioè il richiamo al famigerato articolo 18 della manovra di Berlusconi, l’attacco al contratto nazionale e la «terminazione» dell’art. 18, è inaccettabile, sostiene in un duro folantino la Fiom lombarda. Del resto, sono punti su cui anche il segretario della Cgil Baseotto si dice contrario, a differenza dei segretari di Cisl e Uil. Si è formata un’alleanza di fatto, insiste la Fiom, tra le destre lombarde – Pdl e Lega Nord – e Cisl e Uil, il cui obiettivo è evidente: la vittima predestinata è sempre e comunque l’art. 18, mentre viene dato per superato l’istituto del contratto nazionale di lavoro.
Nino Baseotto insiste sul fatto che a promuovere accordi e contratti siano promossi dalle parti sociali e aggiunge: «Se Regione Lombardia rispetterà questa funzione e confermerà la messa a disposizione di risorse a sostegno della contrattazione decentrata, sarà un fatto che la Cgil apprezzerà». Ma tutto questo – dice Mirco Rota, segretario regionale Fiom – è sufficiente a non organizzare una vera mobilitazione in difesa dei diritti violati dalla legge?

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