La fonte è insospettabile ma non certo neutrale. Oggi è stato il Centro Studi di Confindustria a lanciare l’allarme sull’economia del nostro paese: “siamo ancora in recessione e rischiamo di sprofondare, e il mercato del lavoro resta debole con 7,8 milioni di persone a cui manca totalmente o parzialmente”. E questo il dato più macroscopico che emerge dal rapporto degli esperti della Confindustria.
Per quanto riguarda il lavoro, secondo i calcoli del Csc, per avere un quadro completo della “debolezza del mercato”, occorre sommare ai circa 3 milioni e 200mila disoccupati stimati nel secondo trimestre 2014 (+83% rispetto a sei anni prima), altri due gruppi di senza lavoro, totali o parziali. Si tratta degli occupati part-time involontari (2 milioni e 661mila, +87,6%) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati (1 milione e 616mila individui, +56,6%) oppure perché stanno aspettando l’esito di passate azioni di ricerca (609mila, +87,7%). In totale, “sono arrivate a ben 7,8 milioni le persone a cui, in un modo o nell’altro, manca un lavoro vero.
Fatta l’analisi sono le conclusioni a dover preoccupare. Secondo il Centro Studi Confindustria è “urgente agire” subito, con la Legge di Stabilità perché il quadro economico, già debole, è ora in “preoccupante deterioramento” sottolinea il documento. “Si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente”, ha assicurato il Csc. In Italia, secondo gli economisti della Confindustria, “più che di ritorno in recessione (affermazione che sul piano statistico è ineccepibile) si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013”.
Non solo. L’Italia continua ad essere un paese fortemente asimmetrico. I distretti e i settori che sono riusciti a crescere “compongono un mosaico non uniforme”. Ci sono alcune parti del sistema italiano che si sono stabilizzate, altre che si muovono in “lento recupero” e altre ancora che “continuano ad arretrare”. L’immagine complessiva “è di assestamento” ma “il rischio è di essere in presenza di una subsidenza”. A rischio “non è tanto il risultato del 2014, ormai compromesso, quanto quello del 2015”. Dopo la doccia fredda diffusa ieri dall’Ocse (con l’Italia unico paese in negativo tra quelli a capitalismo avanzato), il rapporto del Centro Studi Confindustria aggiunge legna alla catasta che potrebbe bruciare il governo del “giovine” Renzi.
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