Renzi come Berlusconi, Galletti come Prestigiacomo. I lavoratori dell’ISPRA aderenti all’Unione Sindacale di Base tornano in lotta occupando la sala riunioni del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto, in via Vitaliano Brancati 48 a Roma, dove è in corso un’assemblea permanente e aperta alla quale stanno partecipando oltre 100 lavoratori.
La protesta è indetta contro la situazione generale dell’ente e il rischio che oltre 60 tra ricercatori e tecnici vengano lasciati a casa a fine anno.
I problemi causati dal tagli al bilancio dell’ente, voluti dal Governo Renzi e dai governi che l’hanno preceduto, insieme alla volontà del Ministero dell’Ambiente di demolire il ruolo pubblico dell’ISPRA e le sue attività, mettono a rischio la stessa sopravvivenza dell’Istituto ed il lavoro di ricerca e controllo ambientale finora svolto.
In particolare, il Ministero dell’Ambiente sta da tempo rinviando la firma per la proroga della convenzione sulla Strategia Marina (direttiva europea che l’Italia deve attuare entro il 2020, pena procedura di infrazione) e sulla quale l’ISPRA ha finora svolto un ruolo fondamentale. Se tale convenzione non verrà stipulata entro la fine dell’anno, oltre 20 ricercatori saranno licenziati, preludendo a una vera e propria privatizzazione delle attività, che finirebbero per essere svolte da soggetti disposti a rinunciare completamente ad un ruolo di terzietà.
Non appare casuale l’attacco a chi si occupa di ambiente, visto il ruolo di vigilanza che l’ISPRA deve svolgere anche rispetto all’impresa privata, come testimonia il caso dell’ILVA. Un attacco da inquadrare all’interno di quello generale rivolto contro tutta la ricerca pubblica in Italia: i continui tagli degli ultimi anni, sommandosi al già basso volume di investimenti nel comparto, stanno portando all’indebolimento o lo smembramento di tutti i presidi pubblici del nostro Paese.
L’USB continuerà a lottare in difesa della ricerca Pubblica, anche sostenendo le battaglie all’interno e all’esterno dell’ISPRA.
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