Il Def blocca i contratti dei lavoratori pubblici fino al 2021 e scippa altri 416 milioni all’anno di vacanza contrattuale.
Il Documento di economia e finanza 2015 contiene il prolungamento del blocco dei contratti dei lavoratori pubblici fino al 2021, allungando di un anno la già funesta previsione contenuta nel DEF 2014. Il Governo blocca fino al 2018 anche l’adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale, che resta ferma ai valori del 1° luglio 2010 per tornare a crescere solo nel triennio 2019-2021. Anche in questo caso si sposta in avanti di un anno il blocco già stabilito con il DEF dello scorso anno, scippando ai lavoratori del pubblico impiego ulteriori 416 mln annui di retribuzione.
“Il Governo continua a fare cassa sulla pelle dei lavoratori pubblici”, denuncia Luigi Romagnoli, dell’Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego. “Tra il 2010 e il 2014 il danno prodotto dal mancato rinnovo dei contratti è calcolabile in 20 miliardi, destinati a moltiplicarsi nel tempo con ripercussioni negative anche sul futuro assegno di pensione”.
“Dodici anni di blocco dei contratti – evidenzia il dirigente USB – equivalgono alla cancellazione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Con questa scelta, con la Riforma della pubblica amministrazione e con il Jobs Act, il Governo vuole evidentemente imporre un clima da Far West in tutto il mondo del lavoro”.
Avverte Romagnoli: “Reagiremo in modo adeguato all’attacco portato ai diritti e agli interessi dei lavoratori. Abbiamo chiesto un incontro urgente al Ministro Madia per chiedere conto di un blocco dei contratti che è intollerabile. La rabbia dei lavoratori, vissuta singolarmente, può trasformarsi in rassegnazione; se organizzata in movimento di massa può ribaltare le vergognose politiche antisociali del Governo Renzi”, conclude il sindacalista USB.
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