Il contratto provinciale firmato nei giorni scorsi per i lavoratori e le lavoratrici del progettone è veramente un brutto contratto figlio di un modo di fare sindacato tutto improntato sull’auto riconoscimento e senza mai rendere i lavoratori protagonisti informati della trattativa.
Non solo ma siamo davanti ad un accordo che scarica su un settore debole i costi di un’operazione di facciata dietro il quale si nasconde un pesante attacco ai diritti ed al salario degli oltre 1600 lavoratori del progettone.
Se è vero che la provincia, per il tramite del suo braccio operativo costituito dal sistema delle cooperative ha imposto un terreno di trattativa al ribasso imponendo una politica di austerità – in salsa autonomista – e quindi: Nessuna disponibilità ad aumentare le risorse provinciali nonostante che la “fame di occupazione” dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo fosse in aumento a causa dei licenziamenti e delle crisi aziendali in provincia.
La Provincia, dopo che nel novembre scorso ha definito il progettone “un capitale sociale dell’Autonomia..” ha imposto che i costi dei troppi licenziamenti fosse interamente a carico dei lavoratori del progettone. E questo nonostante che i lavoratori del progettone abbiano bassi salari e pochi diritti.
Le tre confederazioni anziché contrapporre a questa “solidarietà fra poveri” un progetto di rilancio del progettone come importante risorsa il cui lavoro valorizza l’intero territorio provinciale con positive ricadute sull’economia turistica e sulla manutenzione del territorio hanno subito – ritengo per inezia culturale – l’iniziativa imposta dalla PAT.
In piena logica della riduzione del danno è iniziata una trattativa al ribasso cercando di individuare soluzioni contrattuali capaci di liberare quelle risorse necessarie per 80 nuovi posti di lavoro.
Hanno trasformato salario certo in salario variabile e così il lavoratore si trova penalizzato sul salario, sui contributi e sulla pensione.
E pensare che qualcuno ha definito questo accordo “.. il socialismo realizzato..”. E’ proprio vero che non c’è limiti alla manipolazione delle parole.
Noi riteniamo che i costi delle nuove assunzioni non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori e lavoratrici del progettone ma sull’intera collettività Trentina. Inoltre ci chiediamo il perchè la PAT così attenta alle esigenze delle imprese può permettersi di essere sorda alle esigenze dei lavoratori?
Ecco, a mio avviso i lavoratori e lavoratrici del progettone meritano di avere delle risposte convincenti e non inviti alla rassegnazione
Infine una semplice domanda: se ritenete questo accordo così innovativo perchè non viene sottoposto a referendum con voto certificato dei lavoratori? Perchè non vengono convocate assemblee retribuite alle quali possano partecipare che le organizzazioni sindacali contrarie all’accordo in modo da dare una completa informazione ai lavoratori ed alle lavoratrici?
In attesa di risposte USB Lavoro Privato ha organizzato una prima assemblea informativa e organizzativa per costruire una opposizione organizzata a questo accordo ded alla filosofia che lo sostiene per Mercoledì 1 giugno 2016 alle ore 18,30 presso la sala delle “FUCINE” a Rovereto in via Leonardo da Vinci.
* USB Lavoro Privato
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