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Centri commerciali: i nuovi schiavi della notte sono filippini

Un video di appena 35 secondi che ho postato su YouTube, accompagnato da un messaggio in tarda serata, e quanto già sapevo emerge in tutta a sua brutalità. Chi mi scrive è in turno in uno dei tanti ipermercati all’interno di un centro commercialo della Capitale e le sue parole, assieme alla testimonianza video, sono pietre scagliate contro le coscienze di tutti noi:

Ciao Francesco, questi lavoratori da quello che vedo sono tutti filippini e, ahimè, tutti in condizioni di vita disagiate. Anche per come si sono presentati. Prendono meno di 5 euro l’ora. Dicono 4.

Queste sono le condizioni di chi lavora di notte per farci trovare biscotti, pomodori pelati e pasta sugli scaffali al mattino. L’allineamento dei prodotti che ci ruba l’occhio è inversamente proporzionale alla spina dorsali di chi vive di facchinaggio a basso salario. Zero diritti e guai a lagnarsi. Altrimenti stai a casa.

Non dirò qual è l’insegna dell’ipermercato né la cooperativa di facchinaggio, anche se le conosco bene entrambe. Preferisco attendere di aver contezza piena della situazione. Ma di certo non finisce qui perché le multinazionali del commercio la devono smettere di alimentare queste forme di caporalato cooperativo che sfruttano la manodopera a basso costo. Non si può più tacere davanti a questi abusi: ci si deve ribellare, si deve denunciare. Perché chi tace è complice!

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