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La “triplice” indice uno sciopero delle Province. Ma non ne voleva l’abolizione?

E’ risaputo, in tutto il paese, che le tre grandi confederazioni sindacali italiane sono diventate organizzazioni al servizio dei padroni, il loro ruolo è relegato a mantenere basso il conflitto nei posti di lavoro e a stringere accordi con la parte datoriale per mantenere saldi i propri privilegi.
La prova, se ce ne fosse davvero il bisogno, l’abbiamo avuta anche in questi giorni, con l’indizione dello sciopero dei lavoratori delle Province e Città Metropolitane. Non è possibile dimenticare le posizioni, a favore dell’abolizione degli enti di area vasta, che in questi anni hanno assunto questi pseudo-sindacati.
Come non ricordare che già nel 2011 ci furono consensi da parte di tutti e 3 i soggetti sindacali alla lettera che Trichet spedì al Governo italiano, in cui si invitava il nostro paese a realizzare la riforma del Titolo V della Costituzione con l’eliminazione delle Province.
Per non parlare poi del 2013, anno in cui ci fu un accordo sottoscritto tra i tre e Confindustria, in cui si prevedeva espressamente l’eliminazione delle Province.
Va ricordata inoltre la sostanziale condivisione alla legge Delrio del 2014, con la sottoscrizione di accordi (protocolli d’intesa), con il Governo, per la gestione del personale e dei relativi trasferimenti anche di funzioni e risorse.
Il culmine viene raggiunto con il Referendum del 4 dicembre 2016, consultazione che prevedeva, formalmente l’abolizione delle Province dalla Carta Costituzionale, ma che in pratica decretava la chiusura degli enti di area vasta. In questa circostanza i sindacati “gialli” danno il meglio di se stessi, spaccandosi su due fronti distinti, da una parte due sigle si schierano apertamente per il SI, mentre la terza non prende una posizione ufficiale. E’ evidente che nessuna delle tre si era schierata a favore del mantenimento delle Province.
Dopo aver perso il Referendum, e quando oramai è evidente a tutti che la “Riforma Delrio” è stata un grande errore, e che le Province vanno mantenute in vita, i tre porcellini da grandi trasformisti quali sono, diventano camaleonti e proclamano lo sciopero degli enti di area vasta.
L’USB in tutti questi anni si è battuta per il mantenimento di Province e Città Metropolitane, proclamando il primo sciopero nazionale a dicembre 2013 e schierandosi apertamente per il NO al referendum di dicembre 2016. Per noi coerenza e rispetto dei lavoratori sono valori inalienabili, riteniamo che lo sciopero sia uno strumento serio, che non va utilizzato per fini propagandistici o per convenienze sindacali.
Non ci alleiamo con chi prende in giro i lavoratori, con chi cambia posizione a seconda della convenienza e con chi sciopera solo perché siamo alla viglia delle elezioni RSU.
Invitiamo tutti i lavoratori degli enti di area vasta ad abbandonare queste organizzazioni sindacali, e a sostenere tutte le iniziative che USB sta predisponendo per il rilancio di Province e Città Metropolitane, compreso lo Sciopero Generale che indirremo a Novembre.
Uno sciopero che darà voce a tutti i cittadini e cittadine contro la condizione di disagio crescente prodotta dalle scelte scellerate della politica che, sistematicamente, stanno determinando lo smantellamento del welfare e dello stato sociale.

IL 6 OTTOBRE CANCELLATI DA QUESTI “SINDACATI GIALLI” ED ISCRIVITI AD USB

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