In questi ultimi giorni, tutte le principali testate giornalistiche, nonché i siti dei sindacati firmatari, danno l’annuncio :
“È stata eliminata la chiamata diretta dei docenti da parte del Preside, un primo colpo contro la Buona Scuola”.
Niente di più falso!
Non solo la chiamata diretta resta, per ammissione dello stesso Ministro Bussetti, ma addirittura viene ribadita nell’accordo sindacale firmato da CGIL/flc-CISL-UIL-GILDA/unams e Governo il 26 giugno 2018.
Scrive Bussetti:
“Con l’accordo sindacale, siglato oggi presso gli Uffici del MIUR, già dal prossimo anno scolastico si elimina, così come preannunciato in questi giorni, l’istituto della cosiddetta chiamata diretta dei docenti. In attesa dell’intervento legislativo di definitiva abrogazione, che è mia intenzione proporre nel primo provvedimento utile, con l’accordo sindacale di oggi si dà attuazione a una precisa previsione del contratto del governo del cambiamento, sostituendo la chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inefficienza, con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli uffici territoriali agli istituti scolastici”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.
Quindi la chiamata diretta rimane, lo si ribadisce nell’accordo del 26/6, dove si giustifica il temporaneo provvedimento sulla mobilità del personale docente in quanto la chiusura dell’anno scolastico e “dei lavori dei Collegi dei Docenti, non consentono l’attivazione di quelle procedure di compartecipazione ed imparzialità nell’individuare i requisiti professionali sulla base dei quali i Dirigenti scolastici possano procedere (n.d.r. alla chiamata diretta) garantendo la pubblicazione di criteri oggettivi”.
Come dire: siccome non facciamo in tempo a stabilire le caratteristiche che devono avere i docenti da selezionare, per l’anno prossimo si va a graduatoria!
Ma non finisce qui. I sindacati firmatari dell’accordo si vantano dello straordinario risultato conseguito nell’estendere il bonus premiale (prima appannaggio dei soli docenti di ruolo) anche ai docenti precari!
Quindi: non solo il bonus premiale non viene messo in discussione, ma addirittura se ne estende la fruizione: come dire che è talmente caro il mantenimento di questa misura a premialità discrezionale che bisogna aumentare la platea degli aspiranti!
Peccato che il programma del MoV5Stelle prometteva l’esatto contrario, cioè l’abolizione del bonus come misura iniqua e discriminatoria.
Peggio di così, non si poteva cominciare!
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