Il tracollo operativo di Ryanair smaschera le debolezze del sistema del trasporto aereo italiano, nel quale, però le cose continuano ad andare nello stesso modo:
la svendita ideologica Alitalia, il paventato ingresso delle cooperative a Milano Linate e Malpensa, il mancato arrivo di Qatar a 15 mesi dalla mattanza Meridiana, la riorganizzazione in Atitech costruita su turni di 12 ore giornaliere, la cessione dell’Handling e l’esternalizzazione del servizio di sicurezza negli Aeroporti Toscani, lo sfruttamento in Vueling, sono tutte vertenze che illuminano il disastro industriale e sociale di un settore che per la prima volta sperimenta il fallimento del modello low cost a cui si è affidato.
Ogni giorno in ogni aeroporto italiano, i lavoratori fanno i conti con le privatizzazioni, l’outsourcing, gli appalti e le gare al massimo ribasso che tagliano posti di lavoro, accrescono la precarietà e esasperano la produttività, oltre i limiti di sicurezza e salute. Tutti questi problemi sono legati tra di loro da identici fattori: la ultra-deregulation selvaggia, la latitanza e l’ignavia del governo e delle istituzioni, la mancanza di una politica di sistema e di regole uguali per tutti e lo squilibrio nella filiera del settore.
Contro questo sistema che finora ha prodotto solo degrado del lavoro in un settore con tassi di crescita impressionanti, USB Lavoro Privato conferma il proprio sciopero nazionale del settore per l’intera giornata del 2 ottobre prossimo. Uno sciopero che ha una forte valenza politica, che contesta innanzitutto un governo abituato a farsi selfie con O’Leary, ma che parla con la quotidianità di crisi che ormai toccano tutti i lavoratori di tutte le categorie e aziende.
E’ ormai urgente l’intervento dello Stato che deve passare attraverso la nazionalizzazione delle maggiore aziende, a partire da Alitalia, e attraverso la definizione di una politica di settore.
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