Nei mesi scorsi si era tentato di proporre un ragionamento relativo alla necessità e urgenza di avviare la costruzione di un soggetto politico di opposizione per l’alternativa.
Un ragionamento che s’intendeva rivolto alle parti più avanzate della sinistra comunista e anticapitalista in Italia e fondato, essenzialmente, su 4 punti:
1) Un ritorno di centralità di un “caso italiano” di retroguardia sul piano internazionale, spostandosi l’asse complessivo del sistema di relazioni internazionali con il ritorno all’atlantismo e al bipolarismo tra le superpotenze;
2) L’esprimersi, all’interno di questo rinnovato “caso italiano”, di una forte accentuazione nell’offensiva del capitalismo italiano che avrebbe oltrepassato i confini della sudditanza europea muovendosi, sia sul piano istituzionale che su quello economico-sociale, su di un terreno di vero e proprio “regime autoritario” messo in piedi attraverso una sorta di colpo di stato occulto di stampo presidenzialista;
3) Il verificarsi, nelle forme spurie oggi permesse da questa drammatica situazione sociale e politica, di forme d’insorgenza sociale di diversa e complessa tipologia, al riguardo delle quali sarebbe stato necessario e urgente offrire una sintesi e una prospettiva politica;
4) Questa sintesi e questa prospettiva politica avrebbe dovuto esprimersi attraverso un progetto di costruzione di nuova soggettività. I soggetti politici già presenti nell’area politica di possibile riferimento di queste insorgenze sociali risultavano, infatti, scaduti di capacità di presenza e di credibilità per via delle vicende pregresse da almeno un quindicennio e altri soggetti si sarebbero visti costretti a rincorrere “a sinistra” in maniera strumentale avendo sempre rivolta la loro elaborazione e il loro pensiero al recupero di rapporto con il PD in una logica che, però, appare ormai del tutto “antistorica” (il riferimento è a CGIL, FIOM, Lista Tsipras, Società e Lavoro e quant’altro, mentre il PRC sta confermando del tutto le analisi fin qui portate avanti di sostanziale subalternità al quadro esistente).Nel frattempo la grande parte del quadro militante della sinistra italiana e un gran numero di giovani accostatisi per varie vie al conflitto sociale risultano privi di una qualche plausibile soggettività politica di riferimento, in una fase nella quale forme nuove e diverse di protagonismo politico stanno emergendo.
La proposta di nuova soggettività è stata sostanzialmente accantonata perché si riteneva non condivisibile l’analisi rispetto al mutamento del quadro internazionale e al livello d’inasprimento democratico e sociale nella situazione interna.
Pare, invece, che i fatti stiano dimostrando il contrario: sia dal punto di vista dell’atteggiamento delle forze dominanti del capitalismo italiano e delle loro espressioni politico – istituzionali, sia di converso dalle espressioni d’insorgenza sociale messe in campo dalla situazione.
Se n’è accorto il “Corriere della Sera” che oggi richiama all’assenza di soggetti in grado di dialogare con la piazza: naturalmente il Corriere si augura qualcosa di molto moderato che si prenda il compito di spegnere i fuochi e incanalarli in un’opposizione del tipo “nuovo mare della tranquillità”.
Dal nostro punto di vista, invece, non sarà forse il caso di rivedere esitazioni e ritardi conseguenza degli esiti della “paura della politica” e della “sindrome della sconfitta” accumulati nel corso di questi anni.
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