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Almaviva. Illegittimi 153 licenziamenti a Roma. L’azienda risponde di presentarsi a Catania

Aggiornamento: l’azienda ha inviato una raccomandata ai 153 lavoratori reintegrati con l’indicazione di presentarsi a Catania (sic) il 25 novembre senza rispettare preavviso e discussione con sindacati prevista da contratto.

I licenziamenti decisi un ano fa dalla società AlmavivaContact sono illegittimi. A deciderlo è stato il giudice del Lavoro di Roma ha condannato la società dei call center a reintegrare 153 lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di risarcimento danni, gli stipendi maturati dal giorno del licenziamento avvenuto a dicembre dello scorso anno.

La scelta di licenziare 1.666 persone si legge nella sentenza “si risolve in una vera e propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso tfr, in spregio” alle norme del codice civile e costituzionali “ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato”. “Un messaggio davvero inquietante anche per il futuro – sottolinea il giudice Umberto Buonassisi – e che si traduce comunque in una condotta illegittima”.

Nella sentenza viene attribuito “valore decisivo ai fini della scelta dei lavoratori da licenziare, pur se tramite lo schermo dell’accordo sindacale, ad un fattore (il maggiore costo del personale di una certa sede rispetto ad altre) che per legge è invece del tutto irrilevante a questo fine”. Il riferimento è all’accordo sindacale per una riduzione salariale che fu sottoscritto dai lavoratori delle altre sedi, ma non da quelli di Roma. Ma “Almaviva, nell’ambito di una procedura collettiva e non individuale, poteva forse legittimamente proporre ai lavoratori di rinunciare a parte dei loro diritti ‘economici’, pur trattandosi di diritti ‘minimi’, senza per questo commettere alcuna estorsione: quello che invece non poteva fare è licenziare, a seguito di accordi con alcuni in danno di altri”, “solo ed esclusivamente quelli che non l’avevano accettata”.

Il caso della Almaviva è stato uno dei più grandi licenziamenti collettivi degli ultimi anni. Tutti i 1.666 lavoratori della sede di Roma vennero licenziati per aver respinto un accordo che tagliava i salari, un accordo infame avallato dal Ministero del Lavoro nelle persone del ministro Calenda e del sottosgretario Bellanova che – in concerto con Cgil Cisl Uil – per tutta la notte fecero pressioni sui delegati della Rsu affinchè firmassero la riduzione di salario accettata dai colleghi napoletani.

La sentenza di ieri riguarda però solo i 153 lavoratori che avevano fatto ricorso, ma per il 15 dicembre è attesa un’altra sentenza per altre cento lavoratori. Era stato invece negativo l’esito di altri cinque ricorsi, che facevano leva su questioni diverse da quelle prese ora in considerazione e non sollevavano il tema della discriminazione.

La società AlmavivaContact in un comunicato ha fatto sapere che “mantenendo ferma la convinzione del proprio corretto operato, darà ovviamente attuazione all’ordinanza – riammettendo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo conto che il sito operativo di Roma è chiuso – ma la impugnerà immediatamente, al fine di revocarne gli effetti in tempi brevi”.

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