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Francia in piazza, contro precarietà e disoccupazione

In Francia, dal 2008, il primo sabato del mese di dicembre i disoccupati scendono in piazza. All’origine, la manifestazione riguardava l’indennità natalizia. Oggi le cose sono cambiate. In peggio. I disoccupati sono 5 milioni. Quasi 1/3 della popolazione vive in condizioni indegne di un paese civile. I piani di licenziamento si moltiplicano. Il padronato rifiuta la tassazione dei contratti brevi. Il governo lo aiuta chiudendo gli uffici di collocamento il pomeriggio. Le banche aumentano le spese per i correntisti. Le agenzie immobiliari rifiutano i contratti di affitto alle famiglie a basso reddito. Ai bambini che hanno freddo, i fornitori di energia preferiscono gli azionisti.

Sabato 2 dicembre 2017 si svolgerà a Parigi, in piazza Stalingrado,  la quindicesima manifestazione nazionale contro disoccupazione e precarietà, per i diritti, la giustizia, contro i licenziamenti. Il diritto al lavoro e al reddito è scritto nella Costituzione francese. L’art.25 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo precisa che “Tutti hanno diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione e a un livello di vita sufficiente a garantire la propria salute, il proprio benessere e quello della famiglia, in particolare per l’alimentazione, l’abbigliamento, l’alloggio, le cure mediche e i servizi sociali necessari…”.

La realtà è molto diversa.

La disoccupazione di massa persiste, sebbene i media annuncino che è in calo. Oltre la metà dei disoccupati non hanno nessuna indennità. Per quelli che ce l’hanno, la durata si riduce continuamente. La precarietà diventa la norma (i contratti a tempo determinato sono 1.700.000, i lavoratori interinali 600.000, l’80% delle assunzioni con contratto a tempo determinato durano in media un mese e mezzo). I percettori del Reddito di Solidarietà Attiva sono 3.300.000 (mentre gli aventi diritto sono oltre 6 milioni). I minori di 25 anni e gli stagisti (800.000 gli stage proposti, che corrispondono a 100.000 posti di lavoro potenziali) non hanno diritto a nessuna indennità.

La risposta di Macron consiste nella solita ricetta : maggiore flessibilità ed esonero della parte di contributi versata dai datori di lavoro. Con l’aggiunta di un accresciuto controllo,  di una vera e propria persecuzione da parte dei servizi sociali, della stigmatizzazione, della discriminazione e della radiazione dei disoccupati dalle liste. La disoccupazione non è il risultato necessario di un’evoluzione socio-economica che obbedisce alla legge dei mercati, delle nuove tecnologie, della mondializzazione, della redditività e della speculazione, una fatalità, bensi’ un pilastro del sistema capitalista, in nome del quale le imprese non esitano a sacrificare i lavoratori per fare profitti.

Coloro che si ribellano a questo sistema e considerano che è possibile fare diversamente sono sempre più numerosi. E’ tempo che temi come la giustizia sociale, il diritto al reddito, il diritto al lavoro tornino al centro del dibattito.

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