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Il ministro Calenda ha deciso la sospensione immediata del confronto con ArcelorMittal sulla procedura di cessione del gruppo Ilva tacciando di irresponsabilità la Regione Puglia e il sindaco di Taranto, promotori di un ricorso formale contro il decreto che accoglie il piano ambientale presentato dal colosso dell’acciaio. Il tentativo è chiaro. Condizionare le scelte della magistratura e drammatizzare la vicenda al solo scopo di chiudere quanto prima la cessione ad ArcelorMittal.

Era già accaduto nel passato recente che il governo, contrapponendosi alla magistratura e alle istituzioni locali, minacciasse la chiusura dell’acciaieria.

Oggi viene nuovamente agitato lo spettro dello spegnimento degli altoforni sulla base del principio inaccettabile della deroga al diritto alla salute sull’altare dei profitti e della produzione di acciaio. Il ricatto sembra essere ormai strumento di governo di ogni crisi aziendale, di ogni operazione industriale che mette in gioco occupazione, salute e ambiente. A questo ricatto non ci stiamo e non ci staranno i lavoratori dell’Ilva.

Non solo.  Le dure affermazioni del ministro Calenda nei confronti di chi ha avanzato il ricorso mettono in discussione uno dei pilastri della democrazia. La Regione Puglia e il comune di Taranto si muovono nella assoluta legalità del contrasto ad un piano ambientale che non corrisponde ai bisogni dei lavoratori e del territorio. Tutta l’operazione di cessione del gruppo Ilva è ammantata da un alone di non trasparenza sempre più evidente. Lo stesso decreto di assegnazione del gruppo Ilva ad ArcelorMittal firmato dal ministro Calenda non è stato reso pubblico. Per queste ragioni, nel dare il nostro sostegno al  ricorso presentato, denunciamo nuovamente l’inadeguatezza del piano ambientale su tempi e interventi.

Lo scorso 28 novembre siamo stati costretti a prendere atto della mancanza delle condizioni per una discussione seria su piano industriale e ambientale e abbiamo lasciato il tavolo. L’incontro con i vertici di ArcelorMittal ospitato dal ministero dello sviluppo economico vedeva una presenza abnorme e scriteriata di una miriade di organizzazioni tra le quali qualcuna rappresentativa in Ilva solo di se stessa. Un metodo di confronto poco serio che affonda nel mare magnum della confusione di una discussione assembleare il valore assoluto che invece dovrebbe avere e che attiene al presente ed al futuro di centinaia di migliaia di uomini e donne e del territorio.

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