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I facchini Leroy Merlin, licenziati tra volte a loro insaputa

Vi racconto l’incredibile storia dei facchini di Leroy Merlin licenziati tre volte a loro insaputa.

Comincia mesi fa, quando uno di loro riceve una telefonata dalla questura:

– Lei ha dichiarato il falso. Ha detto di avere un lavoro mentre è disoccupato.

– Ma no! Ho le buste paga, l’estratto conto della banca…

Mahmoud Zaki, 35 anni, egiziano, comincia a frugare nel cassetto. Era stato lui a rivolgersi alla questura per chiedere il permesso di soggiorno per suo figlio, nato ad agosto. Il terzo di tre nati in Italia.

Ecco, ho tutte le buste paga, lavoro per la Logicop, la cooperativa che gestisce il magazzino di castel San Giovanni…

Lavorava. È stato licenziato mesi fa.Da un controllo emerge che Logicop, la cooperativa per la quale Mahamoud e altri 160 facchini caricano e scaricano lavabi e ante nel magazzino di Leroy Merlin a Piacenza, non esiste più. È subentrata un’altra cooperativa che si chiama allo stesso modo ma ha un altro codice fiscale. I lavoratori sono stati licenziati e riassunti senza prendere il tfr e con gli scatti di anzianità azzerati. Nel giro di un anno e mezzo ha cambiato partiva iva tre volte.

Venerdì sono andati a stanare i manager di Leroy Merlin per chiedere spiegazioni. Quaranta facchini si presentano al centro direzionale di Rozzano, palazzi di vetro circondati dal silenzio e dai parcheggi di auto costose. Superano i tornelli, vengono fermati davanti alla porta di vetro blindato oltre alla quale ci sono gli uffici. “Il principale motore di questo successo è costituito dalle persone”, recita lo slogan aziendale: “I nostri team contribuiscono con passione e impegno al successo della loro impresa”. Ma le persone vengono lasciate in attesa oltre la porta, nella speranza che si allontanino.

Dopo ore ottengono un incontro con la responsabile relazioni sindacali. Spiega che Leroy Merlin non ha nulla a che fare con questa faccenda, dato che non ha alcun contratto di appalto con il consorzio Premium Net. “Ma come, ci sono le vostre merci…”. hanno un contratto di deposito, spiegano.

In pratica, un contratto di affitto con la Ceva, la quale appalta al consorzio Premium Net, il quale appalta alle cooperative che fanno parte del consorzio. Eh? Le scarpiere e i box doccia di Leroy Merlin vengono effettivamente riposti e “movimentati” nel magazzino e effettivamente consegnati dal magazzini ai punti vendita e ai clienti che acquistano dal sito, ma il contratto di deposito tra Leroy Merlin e Ceva non riguarda la gestione del personale: quella compete al contratto tra Ceva e il consorzio. Dunque Leroy Merlin, non si considera “responsabile in solido”, della sorte dei lavoratori, come prevede la legge sugli appalti.

Benvenuti nel capitalismo.

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