Ilva Taranto, un altro omicidio sul lavoro: Angelo, 28 anni e due figli. Ora basta: sciopero e mobilitazione nazionale
È di poco fa la terribile notizia di un altro omicidio sul lavoro, questa volta all’Ilva di Taranto. Angelo Fuggiano, operaio di 28 anni, due figli, dipendente della Ferplast, un’impresa in appalto, è morto dopo essere stato colpito da un cavo durante la fase di ancoraggio di una macchina scaricatrice nel reparto Ima, al quarto sporgente del porto di Taranto.
Immediata la proclamazione congiunta dello sciopero da parte dell’Unione Sindacale di Base, Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm, dalle 11 di questa mattina a venerdì mattina.
La sequela di omicidi, perché di questo si tratta, va fermata, immediatamente. Non si può più assistere inermi. Occorre una grande mobilitazione generale del mondo del lavoro che imponga a aziende e servizi ispettivi il rispetto delle norme di sicurezza, l’internalizzazione dei servizi ceduti in appalto, il divieto del subappalto, la cancellazione della precarietà, la riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro.
Se non si rimette al centro dell’agenda politica e sociale l’uomo e i suoi bisogni l’inaccettabile catena di omicidi proseguirà.
NOI SAPPIAMO CHI È STATO
I morti sul lavoro non sono il frutto di un destino cinico e baro. I mandanti degli omicidi hanno un nome ed un cognome. Sono tutti coloro che in nome di un presunto progresso hanno smantellato il sistema di diritti e di tutele del mondo del lavoro. Sono tutti coloro che in nome dei profitti e del mercato hanno sacrificato persino la dignità del lavoro.
È L’ORA DELLA RABBIA E DELLA RIVOLTA
È necessaria una mobilitazione immediata dei lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva d’Italia, netta e radicale. Serve uno sciopero generale dell’industria che svuoti davvero le fabbriche. Serve una campagna nazionale contro gli infortuni sul lavoro.
USB impegna tutte le sue strutture e i delegati di fabbrica a dare priorità assoluta a questa mobilitazione nazionale.
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