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Cosa sta diventando il SiCobas?

Sono ormai diversi anni che si riproduce una polemica tra il SiCobas e la nostra organizzazione. Prima circoscritta ad alcuni magazzini della logistica di Piacenza, questa conflittualità ha finito per estendersi anche ad altre zone, diventando sempre più pesante e pericolosa. Abbiamo sistematicamente evitato di alimentarla perché siamo convinti che lo scontro tra sindacati di base costituisca un danno enorme per tutto il movimento dei lavoratori, finendo per alimentare l’idea che non c’è alcuna alternativa seria ai confederali.

Dalla polemica però si è purtroppo passati alle aggressioni fisiche ed ora alle minacce di morte e alle calunnie tese a screditare compagni e delegati dell’USB, con l’obiettivo sistematico di impedire che i lavoratori possano iscriversi ed organizzarsi con l’USB. Anzi, possiamo dire che, man mano che la nostra organizzazione ha visto crescere i consensi nei magazzini della logistica, è cresciuto il livello di violenza nei nostri confronti, pensando di poter impedire lo sviluppo dell’USB attraverso la prepotenza e l’uso della forza.

Abbiamo pensato per diversi mesi che questa violenza fosse frutto di qualche scheggia impazzita del SiCobas, qualche delegato che in totale autonomia o comunque senza consultarsi con il resto dell’organizzazione, assumesse questi comportamenti. Purtroppo le prese di posizione di questi ultimi giorni ci dicono che non è così e che anche i vertici nazionali del SiCobas hanno ormai avallato tali comportamenti.

Sul piano dell’immagine pubblica il SiCobas appare come un sindacato conflittuale. Sul web ci sono video di picchetti e scioperi in cui spesso i lavoratori si fronteggiano con la polizia. Ma dietro questa rappresentazione c’è una seconda verità che non viene raccontata sui social e che solo chi sta dentro i magazzini conosce.

La logica del SiCobas è quella di assumere il controllo della forza lavoro, per arrivare alla gestione del personale e delle assunzioni dentro i magazzini. Dopo una prima fase di forte conflittualità il SiCobas raggiunge il piano negoziale con le controparti con l’obiettivo di posizionare i propri rappresentanti nei ruoli di capireparto o capisquadra (team leader), assumendo così la gestione della forza lavoro. In cambio di questa funzione, riconosciutagli informalmente dall’azienda, il SiCobas si impegna a mantenere basso il tasso di conflittualità. E’ per esempio tipico del SiCobas in occasione di scioperi generali restituire la giornata di lavoro ai padroni nei giorni successivi, intensificando o aumentando l’orario.

Siamo rimasti colpiti quando abbiamo dovuto prendere atto che il SiCobas aveva firmato una limitazione del pieno diritto di sciopero con alcune aziende private (tra cui l’associazione datoriale FEDIT e la multinazionale GLS), impegnandosi a limitare un diritto di tutti i lavoratori che è stato fortemente compromesso nel settore pubblico e che così vedremmo messo in discussione anche nella logistica.

La gestione della forza lavoro è però un’operazione che si può realizzare solo se nel magazzino c’è un unico sindacato, perché se i lavoratori cominciano ad organizzarsi, per esempio con USB, il SiCobas perde il controllo della conflittualità e di conseguenza quelle prerogative che si è conquistata con la controparte. E tra queste prerogative ci sono anche gli stipendi più alti per i propri delegati, le posizioni di favore per i propri iscritti, ed il controllo delle assunzioni. Ma anche la stipula di accordi solo per i propri iscritti, come nel caso della FERCAM o l’hub GLS di Bologna, dove i premi di produzione sono stati riservati ai soli aderenti al SiCobas.

Quando, per esempio, USB ha denunciato l’esorbitante numero di tempi determinati a Leroy Merlin, o la presenza di lavoratori al nero, lo ha fatto in un magazzino dove era forte la presenza del SiCobas che affermava che lì c’era un “muro di diritti”. E il SiCobas invece di sostenere quella sacrosanta battaglia ha cercato di contrastare in ogni modo proprio il fatto che USB mettesse in discussione il sistema delle assunzioni e di gestione del personale, arrivando finanche a tentare di sfondare un picchetto di lavoratori assieme alla polizia. Dopo qualche mese, l’arresto del gruppo dirigente del consorzio delle cooperative (Ceva Logistic e Premium Net) per truffa all’erario pubblico e ai lavoratori, ha chiarito la giustezza della battaglia dei nostri delegati.

Constatare che questa modalità di “fare sindacato” non era episodica, ma sistematica, e che questo costituisce proprio il modo di agire del SiCobas ci ha sorpreso, perché il nostro paese non è abituato a questa modalità, più tipica di un certo sindacato americano tutt’altro che rivoluzionario.

Noi non condividiamo questa modalità e Roberto Montanari è uno dei compagni che con più determinazione si sta battendo contro questo sistema malato di relazioni tra un sindacato e le cooperative della logistica. E’ stato proprio Roberto per esempio a denunciare il fatto che ai lavoratori iscritti all’USB, nel magazzino della Leroy Merlin di Castel San Giovanni, venisse sistematicamente impedito di poter tenere un’assemblea sul posto di lavoro per le continue pressioni del SiCobas.

Noi pensiamo che tra azienda e sindacato ci sia una distanza che deve essere sempre mantenuta e che i delegati sindacali è bene che non svolgano funzioni di direzione aziendale e ancor meno di capi-squadra. Pensiamo che i lavoratori abbiano diritto ad iscriversi ed organizzarsi con il sindacato che scelgono e che non debbano subire intimidazioni o pressioni di nessun tipo per sostenere questa o quella sigla.

Combattiamo da decenni contro padroni che al momento dell’assunzione ti invitano a iscriverti ad un sindacato confederale o che in cambio della salvaguardia del posto di lavoro ti obbligano a cancellarti da USB, ma non pensavamo di incontrare un giorno padroni che spingono ad iscriverti al SiCobas.

Questa modalità che il SiCobas adotta nei magazzini della logistica è la vera causa dei conflitti che intercorrono con i delegati USB. Noi non possiamo arretrare neanche di un centimetro dalle nostre posizioni che sono di salvaguardia della democrazia nei luoghi di lavoro e di difesa strenua dei diritti dei lavoratori.

Sappiamo che anche nel SiCobas ci sono tanti lavoratori che si battono con coraggio ed onestà per gli stessi obiettivi e siamo quindi disponibili a qualsiasi confronto, in qualsiasi circostanza. Così come siamo disponibili a discutere con tutti quei compagni ed attivisti che in questi anni hanno sostenuto le lotte della logistica, partecipando a scioperi e picchetti in solidarietà con i facchini, per affrontare con spirito costruttivo questo conflitto.

Se abbiamo deciso di prendere parola non è solo per rispondere alle accuse infamanti quanto inconsistenti che vengono rivolte ai nostri compagni. Lo facciamo perché siamo preoccupati di una escalation delle tensioni, alle quali è arrivato il momento di mettere un punto.

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3 Commenti


  • nicola

    in riferimento al periodo che riporto dall’articolo, “Siamo rimasti colpiti quando abbiamo dovuto prendere atto che il SiCobas aveva firmato una limitazione del pieno diritto di sciopero con alcune aziende private (tra cui l’associazione datoriale FEDIT e la multinazionale GLS), impegnandosi a limitare un diritto di tutti i lavoratori che è stato fortemente compromesso nel settore pubblico e che così vedremmo messo in discussione anche nella logistica.”
    é utile riportare un link oppure il testo che fa riferimento all’accordo sulla limitazione dello sciopero.


  • Marco

    Sarebbe bene che pubblicaste l’audio in cui Montanari riferisce del suo incontro in questura. È educativo e aiuta a capire bene in personaggio.


    • Redazione Contropiano

      E’ pubblicato, vai sulla pagina fb di Contropiano e lo trovi

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