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Soumaila Sacko, USB ammessa come parte civile nel processo per l’omicidio

La Corte d’Assise di Catanzaro nel processo per l’omicidio di Soumaila Sacko a carico di Antonio Pontoriero, ha ammesso come parti civili sia la famiglia che l’Unione Sindacale di Base, rappresentate dagli avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli del Foro di Roma.

Il presidente Alessandro Bravin ha riconosciuto che dall’assassinio di Soumaila – l’attivista e dirigente sindacale USB ucciso il 2 giugno nell’ex fornace di San Calogero – hanno tratto un danno sia la famiglia (madre, moglie e figlia minore di Sacko oltre al fratello e tre sorelle, tutti residenti in Mali), che USB.

In un periodo di forti preoccupazioni per gli abitanti della baraccopoli di San Ferdinando, l’impegno di Soumaila sarebbe stato un valore al centro della lotta per la dignità dei braccianti, per una giusta paga, per una casa per tutti.

Il pubblico ministero di Catanzaro ha chiesto che tra le prove siano incluse le intercettazioni telefoniche di Pontoriero effettuate nel periodo intercorso tra l’omicidio e il fermo del 48enne di San Calogero. Il processo è stato aggiornato al 9 aprile, con l’escussione dei primi testimoni.

L’Unione Sindacale di Base esprime soddisfazione per la decisione della Corte d’Assise di Catanzaro e riafferma il proprio impegno nelle lotte sociali e sindacali dei braccianti, per i quali Soumaila Sacko ha dato la vita, e di tutti i lavoratori vessati e sfruttati, non ultimi i facchini della logistica che venerdì 22 sciopereranno in tutta Italia contro i licenziamenti e per i diritti.

 

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