Le tecniche e i processi di automazione della produzione da sempre spingono in avanti l’evoluzione delle società umane. Il problema è stato ed è l’uso di queste innovazioni nei rapporti tra gli esseri umani e con la natura, il loro orientamento e la guida stessa dei processi di automazione, che oggi da una parte aumentano la disoccupazione di massa, dall’altra la fatica e lo sfruttamento umano a fini privati.
Tutti i grandi cambiamenti tecnologici hanno comportato una profonda riorganizzazione della produzione. Per questo è fondamentale una approfondita riflessione sull’influenza che hanno nei rapporti sociali esistenti.
La nuova rivoluzione industriale, denominata Industria 4.0, è caratterizzata da tecnologie che evolvono con ritmi e contenuti molto rapidi, determinando nuovi rapporti tra tecnologia e lavoro. Le conseguenze di questa rivoluzione investono gran parte dei processi produttivi, ma anche una nuova relazione tra consumatori e mercati, ridisegnando già da ora una diversa società.
La caratteristica principale di questa evoluzione è l’integrazione tra i processi fisici e le tecnologie digitali, che fa emergere una nuova centralità del “lavoro mentale” e rinnova i modelli organizzativi. Con il divenire intelligente della produzione, le grandi fabbriche risolvono progressivamente il superamento delle linee e la loro sostituzione con ‘isole’ autonome dove convivono uomini e macchine, team di lavoratori e robot.
Le piccole imprese, pur tra mille difficoltà in termini di investimenti in macchinari e R&D, intensificano e qualificano le caratteristiche della produzione italiana, con lavorazioni di nicchia che fanno convivere abilità artigianali classiche con quelle digitali.
Il tema viene affrontato dalle élite economiche, politiche e del sindacalismo confederale unicamente dal punto di vista delle novità tecnologiche e declinato nei capitoli degli investimenti e della politica industriale, lasciando in secondo piano l’enorme impatto sul mercato del lavoro, come se il cambiamento tecnologico fosse “neutrale” negli effetti che ha sui rapporti sociali ed economici.
Nei due secoli passati la sostituzione del lavoro dell’uomo con macchine non ha mai comportato un aumento stabile della disoccupazione, perché nuovi lavori si sono venuti a creare in un’economia in crescita costante.
Oggi però l’elemento dominante dell’economia mondiale è la crisi sistemica del modello di produzione capitalistica, con i mercati in costante affanno, se non in recessione, soprattutto nei paesi occidentali. Un contesto nel quale i processi di sostituzione di mansioni divenute obsolete con nuovi posti di lavoro non è possibile, a causa della competizione internazionale su mercati che si fanno sempre più ristretti rispetto alle enormi potenzialità produttive dei sistemi messi al lavoro.
Da un lato si assiste a una progressiva automazione di attività che hanno una certa componente di routine e in cui è possibile sostituire il lavoro umano con quello meccanico, dall’altro il crescente utilizzo di tecnologie aumenta ed estende il grado di standardizzazione di tutte le attività lavorative, rendendo più facile una sostituzione di lavoratori da parte di robot e macchine, anche in professioni finora non ritenute automatizzabili.
Emergono tecnologie come la stampante 3D che può creare gli oggetti più svariati, riducendo il lavoro manuale umano al minimo, pur rimanendo quello intellettuale.
Il lavoro di ricerca su Industry 4.0 oggi è principalmente finanziato da strutture pubbliche. Per i Poli Industria 4.0, sono stati messi a disposizione 40 milioni di euro di risorse pubbliche, ogni ‘competence center’ può ricevere fino a un massimo di 7 milioni 500mila in sovvenzioni per le spese di avviamento e fino a 200mila euro per ogni progetto.
A livello globale, sono moltissimi i programmi e gli interventi – declinati con strategie e formule differenti – dedicati allo sviluppo e all’utilizzo di macchine intelligenti, interconnesse a “Industria 4.0”. L’Unione Europea ha messo a disposizione per il periodo 2014-2020 cospicui finanziamenti (70,2 miliardi) a favore di enti pubblici, imprese e associazioni.
Il programma quadro si chiama Horizon 2020, che finanzia la ricerca e l’innovazione. Di questi 30 miliardi sono per l’Industria 4.0, spostando il suo baricentro dalle opere infrastrutturali all’innovazione tecnologica. La conduzione privatistica e mercantilista di questa nuova rivoluzione industriale è facilmente calcolabile in termini di posti di lavoro persi.
Roberto Colaninno, Presidente e Amministratore Delegato di Piaggio & C. S.p.A. ha messo recentemente in programma il dimezzamento della manodopera nella fabbrica di Pontedera.
A livello internazionale questa “rivoluzione” sta determinando l’espulsione di decine di milioni di lavoratori dalle varie attività produttive, nel terziario e nei servizi.
Quali risposte può dare il sindacalismo di classe a questo aumento esponenziale della disoccupazione, contro una gestione della crisi che non dà alcuna prospettiva di reinserimento lavorativo, aumentando invece e sempre più il divario tra sfruttati e sfruttatori?
E’ possibile utilizzare questo formidabile avanzamento tecnologico per il soddisfacimento dei bisogni delle maggioranze, a partire dai produttori diretti della ricchezza, che rimangono i lavoratori?
Unione Sindacale di base
Convegno Industria 4.0: Automazione e disoccupazione tecnologica
30 marzo dalle 9.30 alle 17.00
Presso Centrum Sete Sois Sete Luas, via Rinaldo Piaggio 82 Pontedera
Coordina Alessandra Benvenuti USB Piaggio
invitato Simone Millozzi, Sindaco di Pontedera
Interventi di Cinzia Della Porta –
Introduzione Luciano Vasapollo – Contesto della competizione economica internazionale
Stefano Zai – Industria 4.0: rivoluzione tecnologica e del lavoro
Guido Lutrario – Nuove tecnologie e riduzione delle tutele – caso gig economy
Maria Antonietta Pascali – Industria 4.0 nella ricerca pubblica
Marco Benevento – Il sindacato di classe nella fabbrica globale
Francesco Scolamiero – La formazione ai tempi della specializzazione per pochi e del lavoro povero per molti
Sergio Bellavita – Industria 4.0 e contrattazione collettiva
Luigi Marinelli – La necessità della rivendicazione della riduzione dell’orario di lavoro
Giorgio Cremaschi – Il processo storico di riduzione dell’orario di lavoro, perché e quando si è interrotto
Le relazioni saranno alternate da interventi dei delegati di Piaggio, CNR, Fca, Sevel, Ast, GD, Stmicroelectronics, Wartsila, Tim
Sono invitate realtà politiche e sociali
alle ore 13.30 pranzo per i partecipanti al convegno
USB – per contatti 0508667311-pisa@usb.it
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