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Metalmeccanici: uno sciopero “a perdere”

Oggi, venerdì 14 Giugno CGIL, CISL e UIL hanno proclamato lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, l’ultima di una serie d’iniziative sindacali tutte interne al tentativo da parte della triplice Sindacale di riprendersi uno spazio politico nell’interlocuzione con il governo gialloverde.

In questo quadro l’elezione di Landini a segretario CGIL è servita appunto a dare una ripulita a quel vero e proprio patto neocorporativo stretto con Confindustria, come testimoniano le firme di Cgil Cisl Uil sul Patto per la Fabbrica e sul Patto per la Sicurezza sui posti di lavoro, oltre  alle manifestazioni condivise a favore delle infrastrutture, inclusa l presa di posizione a favore della TAV, ed infine l’aperto sostegno all’UE resisi concreto nell’appello comune con la Confindustria alla partecipazione alle elezioni europee.

Passaggi politici significativi, che al netto della retorica di circostanza rivelano la condivisione delle scelte di politica economica tra Confindustria e CGIL, CISL e UIL, nel medio e lungo periodo.

Ipocritamente lo sciopero dei metalmeccanici di oggi chiede l’aumento dei salari. Eppure tutti sanno che il crollo del 4,3% dei  salari negli ultimi 7 anni, certificato dall’Istat, è il risultato diretto degli accordi sindacali sottoscritti con Confindustria. Basta prendere in esame l’ultimo CCNL dei metalmeccanici, che ha introdotto il salario in buoni spesa, che ha consentito la riassorbibilità degli aumenti, per di più sterilizzandoli dall’inflazione reale grazie al coefficiente di ricalcolo IPCA, come pure gli accordi sul Welfare aziendale che arricchiscono i padroni e i gestori di fondi privati e tolgono risorse al Servizio sanitario Nazionale. Tutti soldi tolti al salario reale, mentre le imprese oltre al blocco dei salari hanno incassato sgravi fiscali e super ammortamenti per l’innovazione tecnologica nell’industria 4.0.

Altrettanto scandaloso è l’attacco che di nuovo CGIL, CISL, UIL insieme a Confindustria fanno alla proposta di legge sul salario minimo con la richiesta di minimi tabellari orari da 9 € – la proposta USB parla di 10 – quando la media dei migliori contratti nazionali è di 7,5 €. In un paese dove il padronato ha reso i lavoratori sempre più poveri e sottopagati l’introduzione del salario minimo tabellare, si potrebbe tradurre in un aumento secco per tutti i lavoratori. Non solo mettendo un’ipoteca sul dumping contrattuale che vede minimi contrattuali anche di 3€, ma stabilendo una soglia minima da cui far partire la contrattazione nazionale e di secondo livello.

Tra gli slogan dello sciopero del 14 giugno c’è la difesa del potere contrattuale, ma se la condizione dei lavoratori nelle aziende è peggiorata, in termini di diritti, di agibilità sindacale, di potere contrattuale è anche a causa del monopolio sulla rappresentanza blindato dagli accordi interconfederali, o dei contratti come quello nella FCA , che impediscono ai lavoratori di scegliere le proprie RSU/RLS e riconoscono solo le organizzazioni sindacali che firmano contratti a qualunque prezzo, possibilmente sottocosto.

Sicuramente c’è bisogno di sindacato, c’è la necessità di lottare contro le politiche di rapina dell’UE, contro l’arroganza di Confindustria, di farsi organizzazione contro la criminalità mafiosa sempre più presente nei settori nevralgici come la logistica. C’è bisogno di dare una risposta di lotta a questo governo che criminalizza lotte e sfruttati, che non vuole smantellare la Fornero, che non introduce un reale sostegno al reddito, alle pensioni e ai disoccupati.

In un comunicato dedicato allo sciopero di oggi, l’Usb sottolinea come lo sciopero “lo abbiamo fatto con lo sciopero del 12 aprile dell’industria, della logistica e del commercio, con cui abbiamo scelto di rispondere con la mobilitazione al divieto arbitrario della Commissione di (non) Garanzia sul diritto di sciopero. Siamo scesi di un nuovo in sciopero con il pubblico impiego il 10 maggio, il 2 giugno Reggio Calabria nel ricordo di Sumaila Sacko, il 6 Giugno a Foggia con i braccianti migranti e non, e ancora il 3 giugno con lo sciopero del terzo settore. Lo facciamo ogni giorno sfidando lo status quo che difende l’ingiustizia e l’arbitrio che colpisce uomini e donne con vecchie e sempre più infami forme di sfruttamento, con licenziamenti di massa e ora con i licenziamenti politici, come nel caso del nostro delegato della Klevers di Arzano e della nostra RSU di Publiacque a Firenze.  Per queste ragioni Il 14 Giugno le bandiere dell’USB, i nostri militanti non sfileranno sotto i palchi di Landini, della Furlan, di Barbagallo, orgogliosi della nostra indipendenza di classe”.

 

 

 

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