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Ex Ilva: Arcelormittal forse resta, ma a spese di Stato, lavoratori e cittadini

USB: indisponibili a dare credito agli speculatori

Nuovo rinvio, probabilmente l’ultimo, nel contenzioso aperto dai commissari straordinari Ilva contro la multinazionale Arcelormittal. Un nuovo preaccordo tra governo e azienda è intervenuto per evitare il dibattimento in tribunale previsto per oggi 7 febbraio.

Si tratta di un ulteriore passo verso la definizione di un addendum che riscrive, in favore di Mittal, le clausole del contratto di vendita. Tagli occupazionali, ammortizzatori sociali , ingresso capitale pubblico, scudo penale e taglio del 50% del canone di affitto.

Inoltre la multinazionale si sarebbe rifiutata di entrare nel capitale della società che dovrebbe essere costituita per la gestione dei forni elettrici e per la produzione del preridotto. Ultima chicca: una clausola che definisce le condizioni del disimpegno di Arcelormittal, fatto che la dice lunga sulle reali intenzioni di Mittal.

Sono le prime indiscrezioni che emergono rispetto a contenuti al momento del tutto secretati. Chiunque capirebbe che simili condizioni prefigurano il massimo profitto per Mittal e il massimo delle perdite per lo Stato italiano.

Solo il governo Conte, con una disinvoltura imbarazzante nei confronti dei grandi temi sociali della vicenda e delle organizzazioni che li rappresentano, persegue una trattativa tutta a perdere per la collettività, i lavoratori.

Le borse premiano le politiche speculative della multinazionale , il cui titolo azionario è balzato del 10% in un solo giorno. Gli azionisti banchetttano quindi sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori.

Se il governo pensa di trovare un sindacato disponibile a ratificare le condizioni vessatorie e capestro che sta contrattando con Mittal sbaglia di grosso. USB si dichiara indisponibile a dare ulteriore credito ad un’azienda che ha avuto, e continua ad avere, come unico obbiettivo una perfida e infame speculazione sullo stabilimento e sul territorio. Costerebbe molto meno e sarebbe molto più lungimirante e profittevole, cancellare le fonti inquinanti e costruire un piano alternativo per Taranto.

Per queste ragioni combatteremo contro questa nuova e clamorosa ingiustizia ai danni dei lavoratori e dei cittadini.

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