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I “prenditori” di Alitalia vanno a processo. Il trasporto aereo va a picco

Le prove alle origini del disastro del trasporto aereo italiano sono una volta di più sotto gli occhi di tutti: il Tribunale di Civitavecchia ha chiuso le indagini per 21 ex dirigenti di Alitalia Sai e presto ci saranno le richieste di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza.
La compagnia fu affidata incautamente alle cure di un socio privato, Etihad, il cui ingresso nell’assetto societario fu accolto come benefico e necessario dal governo Renzi. Finisce sotto inchiesta anche Enrico Laghi giusto ieri nominato liquidatore di Airitaly, mentre si drammatizza la vertenza per l’azienda sarda.

I lavoratori di Airitaly stanno lottando per il posto di lavoro dopo l’improvviso grounding cioè la messa a terra degli aeromobili, decisa dai soci, il fondo Akfed che rappresenta gli interessi del principe Aga Khan e dal Qatar. La decisione di liquidare Airitaly è di una gravità assoluta e lascia intravedere pessimi sviluppi.

Appare evidente che i sogni di gloria di un trasporto aereo affidato a protagonisti stranieri cioè imprenditori privati, sono totalmente falliti. Ne prenda atto la politica che finora non ha mai fatto gli interessi dei vettori italiani mentre l’unica cosa che ancora lo potrebbe salvare è la gestione diretta con l’intervento dello Stato.
Progetti faraonici rappresentati prima da Etihad con Alitalia e poi da Qatar con Airitaly si mostrano per ciò che in realtà erano: vuote finzioni.
Nel caso di Alitalia il Tribunale di Civitavecchia ipotizza addirittura lo spogliamento di un’azienda, l’acquisto di biglietti aerei senza alcuna profittabilità, l’enorme sperpero di denaro in cene eleganti o colazioni a caro prezzo presso ristoranti famosi, l’appropriazione di slot di Mistral rimpiazzata da Etihad Regional in molti collegamenti, il che presumibilmente ha portato anche alla cessazione dell’attività di linea della compagnia di Poste Italiane.

I lavoratori di queste due aziende sono stati umiliati, hanno pagato con i licenziamenti mentre negli anni come in un carosello senza senso dove “brillanti” manager passavano da una parte all’altra.
La distruzione delle aerolinee italiane e della loro storia è sotto gli occhi di tutti e solo oggi si possono valutare le scelte dei governi di tutti i tempi, incapaci di costruire una politica industriale nazionale del trasporto aereo seria nella tutela degli interessi del Paese.

E giunto il momento di chiedere scusa e di rimediare a enormi errori strategici fatti dai governi degli ultimi decenni. Il risultato per queste aziende è il seguente: Alitalia è commissariata da 3 anni senza che nessuno abbia detto cosa bisogna fare di questa compagnia, mentre per Airitaly cè il fermo delle attività.

USB chiede ancora una volta l’immediata soluzione di queste crisi attraverso l’apertura di tavoli istituzionali permanenti e operativi di tutti i vettori, alla presenza dei ministri De Micheli e Patuanelli prima della scomparsa o del predestinato ridimensionamento di ogni presenza italiana nel mercato del trasporto aereo europeo.

I lavoratori di Alitalia e Airitaly si ritroveranno in ogni azione di lotta a partire dallo sciopero del trasporto aereo nazionale del 25 febbraio.

 

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