In queste ore sui giornali rimbalzano le notizie sulla crisi del settore TLC e su come le aziende si preparano a scaricarla sui lavoratori.
Vogliamo sottolineare che la crisi delle TLC è una crisi di profitto, prodotta dalla competizione tra grandi compagnie e dalla più generale crisi che sta attraversando il modo di produzione capitalista.
Una crisi che cozza con la crescita della domanda di infrastrutture TLC nei servizi pubblici, nella finanza, nel commercio, nell’industria e che l’impiego delle nuove tecnologie espanderanno ulteriormente.
Se c’è una crisi, è una crisi di profitto legata alla competizione tra le Big Companies fatta a colpi di tariffe ribassate, di dumping contrattuale, di appalti al ribasso e dove l’utilizzo dell’innovazione tecnologica è rivolto esclusivamente a cogliere le occasioni di profittabilità per le aziende.
Lo dimostra la disparità di copertura tra aree ritenute redditizie dalle imprese e ampie aree geografiche del paese prive di un servizio efficiente.
L’interesse generale al contrario tiene insieme l’interesse dei lavoratori del settore e la domanda di copertura del servizio.
Fa parte della vergognosa commedia delle parti, quella messa in scena dalle grandi compagnie e dal cliente Stato /privatizzato, che da par suo ha svenduto ai privati il servizio pubblico, liberandosi al tempo stesso dell’onere di garantire e sviluppare l’infrastruttura disegnandola sugli interessi della popolazione e non degli speculatori.
È tempo che il servizio delle TLC torni sotto il controllo pubblico e che si diano garanzie ai lavoratori sottraendoli dall’avvitamento tra guerra delle tariffe, e la parallela caduta delle condizioni di impiego e di salario di decine di migliaia di lavoratori del settore, fatto di addetti al traffico, ai call center, all’istallazione, alla manutenzione, progettisti e impiegati.
Per spronare tecnologia e investimenti il costo del lavoro deve aumentare, cioè deve aumentare il salario minimo per aumentare i salari lordi!
Solo così è possibile sfidare le aziende a fare meglio piuttosto che provare a campare galleggiando sulla pelle dei lavoratori.
E per farlo bisogna aumentare la domanda aggregata di cui i consumi delle famiglie, stagnanti per gli scarsi salari, sono componente fondamentale.
Solo l’indirizzo pubblico può tutelare salario, servizio e occupazione !
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