Sabato 30 maggio i lavoratori del comparto dello spettacolo e della cultura si mobilitano in molte piazze italiane per denunciare l’insostenibile situazione di precarietà che la pandemia ha contribuito prepotentemente a far emergere.
Il coronavirus ha reso evidente uno stato di cronica precarietà che affligge tutto il settore da molti anni e che i diversi governi che si sono succeduti hanno continuato ad approfondire, con la complicità delle organizzazioni Cgil, Cisl e Uil.
Il mondo dello spettacolo e quello più generale della cultura costituiscono un ambito dove il lavoro viene pagato a giornata, in modo intermittente o semplicemente attraverso le formule più fantasiose come il rimborso degli scontrini, in un quadro di generale e selvaggia deregolamentazione.
Purtroppo, accanto alla riduzione delle tutele il mondo della cultura ha subito in questi anni anche un forte processo di privatizzazione e di riduzione delle risorse pubbliche destinate al settore, che hanno prodotto sia una svalorizzazione qualitativa che una crescente subalternità del lavoro artistico agli interessi di natura economica.
Il progressivo disimpegno economico dello Stato e la nascita di fondazioni e consorzi privati, anche per rispondere ai vincoli dell’UE, potevano avere un solo esito: la polverizzazione delle tutele dei lavoratori ed il collasso, anche produttivo, del sistema artistico e culturale.
La crisi che vive oggi il mondo della cultura e dello spettacolo non è frutto della sola emergenza sanitaria ma è la conseguenza strutturale di un sistema che si è fondato in tutti questi anni proprio sull’uso sistematico del precariato e su una drastica riduzione del costo del lavoro.
L’assenza di regole e di un riconoscimento giuridico per decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici è un pilastro sul quale si mantenuto in piedi un intero settore dell’economia nazionale.
Ora le cose possono e devono cambiare. La prima questione, irrinunciabile e immediata alla quale mettere mano è la garanzia del reddito per chi lavora in questo settore. Gli strumenti e le risorse messe in campo finora non bastano e non sarà certo la riapertura parziale delle strutture a modificare la situazione.
Occorre una misura economica che copra l’intero periodo di crisi e metta in protezione chi ha visto saltare le programmazioni e le attività previste per i prossimi mesi.
Serve quindi una forte iniezione di risorse che salvi una parte così fondamentale delle nostre nostre risorse come paese, cioè le forze che animano la vita culturale ed artistica, anche come risarcimento di fronte alla condizione di totale abbandono sofferto in tanti anni.
E poi occorre finalmente mettere mano ad un riordino di tutto il settore. Fermando la privatizzazione del patrimonio culturale, in primo luogo ed assorbendo il tanto lavoro precario accumulato in questi anni. Ma dotando tutto il mondo dello spettacolo di strumenti di tutela che salvaguardino chi svolge un lavoro intermittente o stagionale che sia, riconoscendo i diversi profili professionali e dando dignità a chi lavora in questo settore.
USB nel partecipare alle tante piazze che si mobilitano (Roma, Bologna, Firenze, Milano, Genova, Torino, Trieste, Venezia, Napoli, Bari, Catania, Palermo) è impegnata alla costruzione di una grande vertenza nazionale che metta assieme tutte le figure del mondo dello spettacolo e della cultura, unificate dall’esigenza di contrastare la precarietà e di difendere la cultura e l’arte come un bene comune.
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