Il Decreto Rilancio ricaccia indietro la Sanità pubblica, quella che ha dovuto reggere in pressoché assoluta solitudine il devastante impatto del flagello Covid-19. Strano modo di dare seguito alla pandemia di complimenti di politici e amministratori, di applausi collettivi al tramonto, di lacrime versate per gli “eroi” della Sanità uccisi dal coronavirus.
Per questo e per le ragioni esposte a seguire, il Coordinamento nazionale Sanità dell’Unione Sindacale di Base ha indetto la mobilitazione nazionale venerdì 29 maggio, che a giugno sarà seguita dallo sciopero dell’intero settore, pubblico e privato.
Le parole d’ordine riguardano le assunzioni/stabilizzazioni del personale e il mancato “ristoro” economico (quello largamente concesso a Confindustria), compresa l’eliminazione del bonus una tantum di 1.000 euro che si era pensato di erogare al personale sanitario impegnato nell’emergenza.
Nel Decreto Rilancio le assunzioni previste sono infatti insufficienti (mancano all’appello almeno 20.000 infermieri e circa 4/5000 OSS solo per rendere davvero stabili i posti di terapia intensiva) e all’insegna del peggior precariato (scadenza a dicembre 2020).
Il Decreto ha anche cassato l’articolo che prevedeva la proroga della Madia a dicembre 2020 per la stabilizzazione dei precari, colpendo le migliaia di operatori che in questi mesi hanno garantito l’assistenza.
In buona sostanza, se il coronavirus avesse davvero insegnato qualcosa, nel Decreto Rilancio ci sarebbero stati:
– L’assunzione stabile delle 50.000 unità di personale del SSN tagliate dal 2006
– La stabilizzazione dei troppi precari della Sanità
– Il ripristino dei 135.000 posti letto tagliati dal 1996
– Il ripristino di quel 40% di servizi territoriali – tra i quali quelli di prevenzione – tagliati in 12 anni
– Il ritorno al Sistema Sanitario Nazionale, unico, universale e pubblico, constatato il fallimento dei 20 sistemi sanitari regionali
– L’adeguamento delle retribuzioni degli “eroi” al loro lavoro e alla media dei colleghi europei
Al contrario, appare chiarissima l’intenzione di tornare al passato, finita l’emergenza. Lo stesso grazie al quale piangiamo più di 33.000 morti (stando solo ai numeri ufficiali) e almeno 25.000 operatori sanitari contagiati.
Per tutte queste ragioni, venerdì 29 maggio l’USB sarà presente con un presidio di protesta sotto gli assessorati regionali alla Sanità e presso la sede del Ministero della Salute a Roma a rivendicare, assunzioni, stabilizzazioni, retribuzioni adeguate per il personale, ripristino dei posti letto, rilancio dei servizi territoriali, rafforzamento della Sanità pubblica e ancora assunzioni a beneficio dei cittadini e a tutela del diritto alla salute.
GLI APPUNTAMENTI DI VENERDÌ 29 MAGGIO
Torino: Regione Piemonte, piazza Castello, ore 10,30
Genova: Regione Liguria, piazza De Ferrari, ore 15
Milano: Assessorato regionale Welfare, Piazza Città di Lombardia, ore 10.30
Padova: Azienda Zero, Via J. Avanzo 35, ore 10,30
Bologna: Palazzo della Regione, Viale Aldo Moro 52, ore 10,30
Firenze: Assessorato alla Salute, Via Taddeo Alderotti 26, ore 10,30
Ancona: Palazzo della Regione Marche, ore 10,30
Roma: Ministero della Salute, Piazza Castellani 10, ore 10.00
Campobasso: Giunta Regionale, via Genova, ore 10,30
Napoli: Direzione Generale Coordinamento Sistema Sanitario Regionale, Viale della Costituzione, Isola C3, ore 10,30
Bari: Presidenza Regione Puglia, Lungomare Nazario Sauro 33, ore 10,30
Potenza: Ospedale San Carlo, ore 12,30
Catanzaro: Prefettura di Catanzaro, ore 10.30
Palermo: Assessorato Regionale alla Sanità, Piazza Ottavio Ziino 24, ore 10,30
Cagliari: Assessorato Regionale alla Sanità, Via Roma, ore 10,30
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