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Scuola, in migliaia in corteo a Roma e in tutta Italia

La mobilitazione e lo sciopero di due giorni della scuola, organizzati da USB, Cobas Sardegna, Unicobas e CUB insieme all’organizzazione studentesca OSA, hanno raggiunto ieri il momento culminante con manifestazioni e presidi in tutta Italia.

A Roma la giornata è cominciata alle 9, quando studenti e lavoratori hanno cominciato a radunarsi di fronte al MIUR in viale Trastevere. Erano presenti i lavoratori della scuola, docenti e personale ATA, già mobilitatisi ieri, ai quali si sono aggiunti i lavoratori del trasporto pubblico locale USB.

Numerosissima la partecipazione degli studenti, nonostante in alcuni casi le forze dell’ordine abbiano ostacolato gli appuntamenti convocati davanti alle scuole per poi raggiungere viale Trastevere: un atteggiamento intimidatorio che si somma agli attacchi al diritto di sciopero moltiplicatisi nei giorni scorsi. Da viale Trastevere si è mosso un corteo di centinaia di persone, che ha raggiunto il Pantheon.

Manifestazioni e presidi partecipatissimi si sono svolti in tutta Italia: a Milano in Largo Cairoli, a Torino in Corso Vittorio Emanuele, a Genova in Piazza Fanti d’Italia, a Bologna in piazza Roosevelt, a Firenze in Piazza Santissima Annunziata, a Livorno in Piazza Cavour, a Catania In Piazza Università.

Questa prima due giorni di mobilitazione ha avuto il merito di rimettere al centro nel dibattito pubblico il tema della scuola, un settore che negli ultimi decenni ha subito pesanti tagli. Oggi, con l’emergenza Covid che non accenna a calmarsi, la riapertura del settore scolastico rappresentava un nodo strategico per la ripartenza.

Le forze di governo non hanno però saputo né voluto dare le necessarie risposte: servivano assunzioni di personale, la stabilizzazione del precariato, una nuova edilizia scolastica, investimenti cospicui per potenziare e mettere in sicurezza i trasporti pubblici e tante altre misure che potevano riscattare la formazione in Italia.

Studenti, insegnanti e personale ATA si trovano invece a vivere spazi in cui fare didattica alla luce delle disposizioni contro il Covid-19 è impossibile, dove i nuovi banchi individuali restano un miraggio, dove non si è fatto nulla per mettere fine al fenomeno delle classi pollaio, dove in tanti lavorano con contratti precari e scarse tutele. Tutto questo sempre e costantemente con il rischio del contagio, cui si è risposto con grande ritardo e con norme farraginose.

Come Unione Sindacale di Base ribadiamo la necessità di nuovi investimenti nel pubblico per la scuola ed i trasporti, per garantire un diritto fondamentale come quello all’istruzione. Questo governo non ha minimamente accennato a invertire la politica della lesina e dei tagli, rendendo la riapertura delle scuole, nonostante la gravità del momento storico, una vera e propria tragedia per coloro che la vivono.

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P.s. (a a cura della Redazione) Non possiamo non segnalare un’autentica operazione di banditismo giornalistico da parte di diversi giornali mainstream.

Prendiamo l’esempio di Repubblica perché è solo uno dei più chiari. Nel titolo si parla delle mobilitazioni di ieri in molte città italiane, sotto le bandiere di organizzazioni studentesche fuori dei “circuito Pd”. Le quali non vengono ovviamente neppure nominate, così come i sindacati di base che hanno dichiarato ben due giorni di sciopero con un certo riscontro di massa (parecchie scuole chiuse, presìdi e cortei nonostante il tempo decisamente inclemente).

E infatti si fa parlare un esponente della Rete degli studenti (area Pd) che scenderà in piazza (forse) il giorno dopo…

Ma la censura sembra troppo poco al quotidiano ormai di proprietà della famiglia Agnelli. Così l’articolo dell’edizione online (quella leggibile mentre le cose stanno ancor avvenendo) si spinge più in là, magnificando le manifestazioni che devono ancora avvenire – oggi – e di cui non si può conoscere naturalmente neanche l’entità (né se ci saranno effettivamente, dopo l’annuncio).

Però se ne può conoscere la piattaforma “assolutamente vaga, sotto lo slogan “priorità alla scuola”; ci mancherebbe pure che avessero detto “no, grazie, meglio che pensiate ad altro”), le sigle promotrici (tutte sotto stretto controllo zingarettiano e governativo).

Non c’è che dire. Mr. Molinari sa come si fa disinformazione in modo professionale!

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