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Metalmeccanici. Uno sciopero per un contratto “vero”

CCNL Metalmeccanici, abbiamo scioperato per un contratto vero. Salario e non buoni spesa, riduzione d’orario, sanità e previdenza pubbliche: per non morire di lavoro.

Giovedì 5 novembre ha chiuso il pacchetto di 8 ore di sciopero proclamate dall’USB, su tutto il territorio nazionale per il rinnovo del CCNL Metalmeccanici. Molte RSU si sono mobilitate dal 26 ottobre con scioperi e assemblee, in alcuni casi collegandosi con le manifestazioni dei lavoratori precarizzati che in tutto il Paese reclamano salario e tutela della salute.

Confindustria pensa di sfruttare Covid-19 e stato di emergenza per imporre un contratto con aumenti risibili, il ricorso ai buoni spesa e qualcosina alla sanità integrativa.

La pandemia al contrario ha drammaticamente confermato che il lavoro si è impoverito, c’è la necessità di aumenti veri, di almeno 180€, che pesino su TFR e pensione, non legati alle defiscalizzazioni, ai buoni spesa e alle altre alchimie che sottraggono risorse alla fiscalità generale.

Serve un contratto vero che ristabilisca il criterio che la ricchezza prodotta dai nostri salari e sottoposta a fiscalità, vada ai servizi pubblici, alle pensioni, alle infrastrutture e soprattutto alla sanità pubblica. Basta sanità e previdenza integrativa che ingrassano solo i privati.

È tema di contratto anche la salute dei lavoratori, di come si sta in fabbrica e di come la fabbrica, si riflette nelle società.

In questi giorni, come nella prima fase della pandemia, Confindustria ha brigato affinché le fabbriche rimanessero aperte: oggi, di nuovo come nella prima fase, la concentrazione dei contagi è nelle aree produttive del paese. Sempre più lavoratori, entrano in contatto con il virus, in azienda, o nei mezzi pubblici per andare al lavoro, mentre nelle ditte sta saltando il tracciamento e il distanziamento sociale.

Dietro alla “tenuta economica del paese” c’è il ricatto del salario in cambio del rischio del contagio nostro e dei nostri familiari.

Molto spesso chi si oppone alla mancata applicazione della sicurezza, viene sanzionato dalle aziende. Per questi casi, nella piattaforma USB per il CCNL chiediamo immunità e più potere per le RSU/RLS.

Lo sviluppo tecnologico ha messo in campo potenzialità, non ultima lo smart working, che deve essere contrattualizzato, rimettendo al centro delle rivendicazioni contrattuali, tutele, diritti e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario condizione primaria, in questa fase, per un reale distanziamento sociale.

Nei Presidi sotto le sedi di Confindustria, abbiamo detto che l’emergenza non può essere utilizzata per imbavagliare le ragioni dei lavoratori, e che il Patto per la Fabbrica sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl rappresenta le necessità degli industriali mentre i lavoratori chiedono

salario, riduzione di orario, salute e sicurezza per non ammalarsi e morire di lavoro.

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