Sembra proprio che l’invasione della capitale da parte dei minatori e la successiva brutale repressione scatenata dalle forze di sicurezza agli ordini del governo di Mariano Rajoy abbia riacceso il conflitto sociale nella capitale. Ieri sera alcune migliaia di manifestanti – lavoratori, attivisti dei gruppi della sinistra radicale e del cosiddetto movimento degli ‘indignados’ – si sono dati appuntamento alle 20 nelle strade del centro di Madrid per protestare contro la pesantissima manovra economica promossa dall’esecutivo di destra, 65 miliardi di tagli e nuove tasse.
Controllati a vista da un dispositivo impressionante di polizia, i manifestanti si sono ritrovati in calle Genova, davanti alla sede nazionale del Partito Popolare, la forza politica vincitrice delle elezioni dello scorso 20 novembre erede dell’Alianza Popular nata dalle ceneri del franchismo. Man mano che la manifestazione si ingrossava la tensione aumentava: i manifestanti hanno gridato a lungo slogan come ‘dimettiti, dimettiti’, ‘democrazia’, ‘ladri’, ‘tagliate i ricchi’. Slogan dedicati anche alla giovane deputata del PP Andrea Fabra che, mentre Rajoy annunciava in Parlamento i tagli ai lavoratori e ai disoccupati, ha gridato “che si fottano!”.
Poi – a dimostrazione della lungimiranza e dell’indipendenza dei gruppi e delle realtà politiche promotrici della protesta – il presidio si è trasformato in corteo, diretto a calle de Ferraz, dove ha sede il Partito Socialista di Rubalcaba, accusato di rappresentare una opposizione tollerante e complice nei confronti dell’applicazione da parte di Rajoy dei diktat della troika.
Ma poi centinaia di celerini bardati di tutto punto hanno deciso di bloccare il corteo prima che potesse raggiungere la sede del Parlamento. I manifestanti hanno insistito e così la Polizia ha iniziato una serie di cariche, di lanci di gas lacrimogeni e di pallottole di gomma per disperdere la folla che comunque si è riorganizzata e ha raggiunto Puerta del Sol. Il bilancio della giornata è stato di varie persone ferite e di sei attivisti arrestati. Tra questi una signora di 58 anni, trascinata via in malo modo dagli energumeni della Policia Nacional e caricata a forza su un furgone. Le immagini dell’arresto stanno già facendo il giro del mondo. Rimangono ancora in carcere otto dei dieci arrestati durante la manifestazione dei minatori dell’11 luglio e la quella della sera sfociata in duri scontri. Dieci degli arrestati sono stati rimessi in libertà ieri dai magistrati ma tutti con denunce per reati di resistenza, lesioni e danneggiamenti.
Ieri intanto i sindacati dei dipendenti pubblici aderenti alle confederazioni concertative Ugt e Ccoo hanno deciso per settembre una giornata di sciopero contro le misure del governo, anche se la data non è stata ancora indicata. Ma i movimenti sociali e le forze sindacali indipendenti scalpitano, stanno già organizzando mobilitazioni in varie città dello stato spagnolo. Nei Paesi Baschi la maggioranza sindacale formata dalle sigle di classe e indipendentista hanno indetto per il 17 e 18 di luglio due giornate di mobilitazione con decine di manifestazioni programmate nei vari centri delle quattro province. Alla giornata hanno aderito anche i partiti della sinistra indipendentista e i sindacati di tendenza anarco-sindacalista (Cgt e Cnt).
Intanto già ieri proteste di varia natura si sono svolte in tutto lo Stato. A Madrid alcune centinaia di dipendenti pubblici hanno bloccato per il secondo giorno consecutivo una corsia del Paseo de la Castellana, in pieno centro. Altri hanno manifestato davanti alla sede della Regione di Madrid, al Parlamento, alla sede del governo. Scenario simile a Valencia, Zaragoza, Siviglia e Granada, Barcellona.
Nelle Asturie un migliaio di dipendenti pubblici ha manifestato nel centro di Oviedo vestiti di nero, in segno di lutto per i tagli ai salari e l’aumento dell’Iva.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa