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Alitalia, il governo non risponde. Martedì lavoratori in piazza

L’11 maggio i lavoratori da piazza San Silvestro andranno alle sedi dei partiti che sostengono Draghi.

Da giorni i media fotografano una situazione disperante della crisi di Alitalia, da mesi strangolata da ristori palesemente insufficienti imposti dalla UE, inferiori a quelli concessi ai suoi concorrenti europei. Questo avviene mentre ITA rimane vittima predestinata di un progetto basato sulla discontinuità e della complicità di un governo che sembra non voler mettere in discussione gli equilibri che da anni mortificano il trasporto aereo nazionale.

Questo stato di cose sta deteriorando ulteriormente una situazione fortemente precaria, determinata e peggiorata da 4 anni di ritardi e di progetti annunciati e poi svaniti nel nulla, avvenuta sotto ben 3 governi diversi.

In questo modo, si sta regalando ai vettori stranieri la ripresa del mercato turistico prevista per la prossima estate. Mentre l’ostinazione a trattare su presupposti sbagliati con la UE, avendo contro il fattore tempo, sta portando dritti verso una mini-compagnia, smembrata di handling e manutenzione, con migliaia di esuberi, privata del logo, della loyalty e dei preziosi slot di Linate.

Tanti lavoratori del Gruppo Alitalia e del trasporto aereo italiano in generale non intendono rassegnarsi a questo stato di cose. Di fronte all’ostinato rifiuto di questo governo di avviare un confronto nonostante le numerose manifestazioni sotto i palazzi, adesso ci rivolgeremo gli “azionisti di maggioranza” dell’Esecutivo, vale a dire i partiti politici e i loro leader.

Martedì 11 maggio, alle 10, delegazioni di lavoratori partiranno dalla manifestazione indetta da USB Lavoro Privato insieme a Cub Trasporti, Air Crew Committee, Naca Piloti Alitalia e Cityliner in piazza San Silvestro, e raggiungeranno le sedi dei principali partiti di maggioranza, per sollecitare una presa di posizione dei loro leader, Giuseppe Conte, Enrico Letta e Matteo Salvini, su questa situazione.

Chiederemo loro se sono d’accordo sulla gestione di una trattativa folle che sta trascinando il nostro Paese verso la perdita di migliaia di posti di lavoro tra diretti e indiretti, di un patrimonio industriale, di eccellenze professionali, del presidio di un settore strategico per i flussi turistici e commerciali e anche di un pezzo di storia nazionale che ha contribuito a far crescere l’Italia.

Gli chiederemo se l’investimento pubblico di cui loro sono responsabili, in nome di un debito che invece può essere affrontato e risolto, possa produrre licenziamenti con i relativi costi sociali ed economici, invece che assicurare più lavoro per tanti e maggiore ricchezza a un intero Paese.

Chiederemo loro se è mai possibile tollerare che la crisi di tutto il trasporto aereo europeo, scatenata dalla pandemia da Covid-19, possa diventare l’alibi con il quale la UE liquida Alitalia e la sua storia attraverso un’evidente gestione discriminatoria dei ristori.

Vogliamo sapere da loro se sono coscienti che da questa trappola si esce solo rompendo alcuni equilibri dentro la UE e ripensando l’intero progetto. Serve una presa di responsabilità netta e chiara in questo momento, nei confronti di migliaia di lavoratori, perché non permetteremo che qualcuno venga poi a dirci che non c’era altra soluzione che licenziare e smembrare.

C’è ancora tempo e modo per evitare un disastro industriale e sociale e la scelta sta in capo solo a chi si è assunto l’onere di sostenere questo Governo.

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