I precari della ricerca si sono piazzati in un camper davanti al CNR per denunciare i prossimi licenziamenti.
La ricerca in Italia è fatta sì di premi Nobel, ma anche di problemi occupazionali. E al 31 dicembre si avvicina il licenziamento e l’estromissione di circa 600 precari storici tra CNR, INAF, INDIRE, INGV e INFN. È una vera e propria crisi occupazionale, che solo a Roma significherà 200 giovani famiglie senza reddito.
Uno scandalo per la politica che continua a sbandierare la ricerca come necessaria e trainante.
Durante il presidio USB di oggi al CNR è arrivata la conferma: alla nostra richiesta di dare immediata attuazione alla stabilizzazione, il direttore generale ha aperto alla possibilità di effettuare atti concreti entro i prossimi 60 giorni ma solo per i comma2, escludendo i precari individuati come non prioritari dalla norma Madia. Una scelta politica dell’ente, avallata dalla ministra Messa, che inoltre chiude la porta a future stabilizzazioni pur possibili per norma a chi matura i requisiti entro la fine del 2022.
Pur ritenendo positivo l’impegno e avendo ben chiaro che l’ente sta già risolvendo con il MUR tutte le problematiche relative ai fondi, abbiamo comunicato alla direzione che continueremo nella mobilitazione fino alla ricezione delle lettere di assunzione per tutti e all’avvio delle nuove
stabilizzazioni.
Per questo unendo le lotte di tutti gli enti, i precari hanno deciso di fermarsi in piazzale Aldo Moro a Roma in presidio permamente.
Da Venerdì 8 a domenica 10, dalle 10 alle 18, presso il camper situato nel piazzale, i precari testimonieranno la loro condizione.
Per ora il camper è uno, ma a dicembre centinaia saranno senza lavoro e a rischio di non avere un tetto e uno stipendio.
La ricerca senza tetto sarà in piazza per denunciare questa situazione. Venite a Piazzale Aldo Moro e troverete i precari della “Ricerca senza tetto” fino al giorno dello sciopero generale, lunedi 11 ottobre.
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