Sulla vertenza GKN la stampa e i mass media si sono affrettati a diffondere versioni positive che non corrispondono alla realtà. Qui di seguito le valutazioni del Collettivo di fabbrica della GKN e dell’Usb sull’incontro di giovedi al Ministero dello Sviluppo Economico.
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Le veline e i comunicati relativi alla giornata di ieri hanno usato parole come “svolta” o “spiraglio”. Sono termini completamente prematuri, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore delle ipotesi, abusati. Mettiamo le cose in chiaro:
- Gkn Melrose non può riaprire la procedura di licenziamento in questo preciso istante. Non è una concessione di Melrose. E’ un dato di fatto.
Non può farlo perché deve espletare procedure derivanti dal decreto del Tribunale di Firenze. E per quanto ci riguarda non lo sta facendo nemmeno correttamente. E forse su questo anche loro hanno perso ogni sicurezza. Capita a chi è arrogante di diventare di colpo titubante.
Dicendo che la procedura di licenziamento non è all’ordine del giorno, quindi, l’azienda non dice ad oggi nulla di concreto. Quanto dura questo “giorno”?
- Siamo quindi alle parole: generiche, gratuite, poco chiare. Mentre scriviamo non abbiamo nemmeno visto il verbale della seduta di ieri. E, comunque, in ogni caso: pur sempre solo parole.
Il che sarebbe insufficiente in generale. Nel caso specifico, siamo alla parola d’onore da parte di chi onore non ne ha mai dimostrato.
Gkn Melrose è stata condannata tre volte in due anni per condotta antisindacale. Ha fornito informazioni non corrette ai tavoli di trattativa. Ha negato alla Regione Toscana di essere un’azienda in crisi. Melrose ha seriamente sostenuto che i licenziamenti non erano all’ordine del giorno il 7 luglio e che improvvisamente lo erano il giorno dopo.
- Cosa garantisce di non essere di fronte all’ennesimo espediente, utile a far passare il tempo necessario a poter riaprire la procedura di licenziamento? O magari utile a far calare la pressione dell’opinione pubblica verso la possibilità che il Governo decreti d’urgenza sulle delocalizzazioni? Nulla. Anzi, anche qualcosa meno di nulla.
- Intanto l’azienda rimane in liquidazione, i nostri account bloccati, la produzione ferma, l’azienda non rispetta gli incontri che dovrebbe tenere da accordistica interna, non ci incontra nella sede aziendale e non svolge incontri in presenza. In pratica nulla. Anzi, molto meno di nulla.
- E’ stato dato risalto alla nomina di un advisor e alla presenza di Invitalia per cercare il compratore. E’ normale che l’azienda non abbia nulla in contrario. Ma esattamente che cosa è disposta a vendere? Capannone, macerie, terreno, macchinari, commesse?
Questo non è dato saperlo. Anzi, è lecito ipotizzare che voglia vendere solo capannone e qualche macchina da rottamare. Se così fosse lo Stato, quindi, sarebbe ridotto a piazzista immobiliare del fondo finanziario, nel giubilo generale.
Nessuno pensi in ogni caso di infilare la vertenza Gkn nel tritacarne delle voci sul “compratore” dove sono state disperse e distrutte, a suon di promesse, quasi tutte le vertenze nel nostro paese.
- Gkn Melrose continua a non rispondere alle nostre domande su dove siano stati delocalizzati i volumi, sui contratti tra stabilimento e cliente. Il tema della tracciabilità dei semiassi è stato oggetto anche di un esposto alla procura. Torneremo sul tema con un post specifico.
- Intanto la nostra legge contro le delocalizzazioni è in Parlamento. Servirà a quel che servirà. La notizia però è che dopo due mesi di voci e dibattiti pasticciati, la legge è lì e le scuse stanno a zero.
Se questa legge fosse esistita prima, Melrose non avrebbe acquisito il nostro stabilimento e ora noi saremmo al lavoro. Se questa legge fosse approvata, Melrose sarebbe tenuta a seguire per legge un percorso chiaro e ordinato di elaborazione di un piano di continuità produttiva e di vendita dello stabilimento.
- Non abbiamo quindi nessuna garanzia, scritta, legislativa, contrattuale che Gkn Melrose non stia solo cercando il momento opportuno per far ripartire i licenziamenti. Per questo, ancora oggi, non c’è nessuna garanzia e nessuna salvezza al di fuori della mobilitazione.
Non c’è uno spiraglio, ma una crepa nel muro dell’azienda determinata dalle mobilitazioni. Il tempo non deve servire a chiudere la crepa ma a far crollare il muro.
L’immobilismo è uno dei tanti modi per chiudere Gkn Firenze. Forse il più subdolo e pericoloso.
Noi invece #insorgiamo
Collettivo di Fabbrica GKN
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GKN: DEVONO SPARIRE DAL TAVOLO I LICENZIAMENTI E LA MESSA IN LIQUIDAZIONE!
Al tavolo ministeriale di oggi è stato sicuramente apprezzabile lo sforzo da parte della viceministro Todde nello spingere l’azienda a togliere i licenziamenti dal tavolo e per determinare a fatica l’impegno ad un confronto vero sulla salvaguardia dell’occupazione e dello stabilimento GKN di Campi Bisenzio.
Ma va detto che questa vertenza ormai è una “guerra di posizione”, di trincea, dove parole e impegni si impantanano, liquefandosi in mediazioni da funamboli che ci sembrano più utili agli onori di cronaca che ai lavoratori.
Era chiaro per tutti che questa trattativa prima o poi sarebbe arrivata al momento delle scelte e siamo consapevoli che per i lavoratori il tempo è tiranno.
Ma per USB rimane ferma la necessità che la discussione si affronti in un quadro ripulito dalle pregiudiziali dirette ed indirette messe in campo dall’azienda:
Bene che il Ministero abbia sospinto la dirigenza aziendale in un confronto dove sembra venire meno l’interesse ad agire unilateralmente con dei licenziamenti.
Male che questo avvenga in un quadro in cui l’azienda, in attesa di capire quale percorso sarà indicato dalla discussione, continua ad essere tenuta precauzionalmente” in liquidazione”, affannandosi allo stesso tempo a indicare come via maestra la strada degli ammortizzatori sociali e degli “Advisors”.
USB ha posto con forza la necessità che qualsiasi percorso sia finalizzato alla salvaguardia industriale dello stabilimento, nonché al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Tale percorso deve avere caratteristiche precise:
Questa trattativa non può essere affrontata con la spada di Damocle della messa in liquidazione che va rimossa assieme ai licenziamenti.
L’azienda deve confermare la volontà di discutere al di fuori di un processo di chiusura, rendendosi allo stesso tempo disponibile a sottostare ad una regia da parte del Governo che deve assumersi la responsabilità politica di derimere questa vertenza.
Assunzione di responsabilità politica che deve partire anche dalla condivisione della proposta alternativa alla legge anti delocalizzazioni messa in campo dalle lavoratrici e dai lavoratori.
11 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE!
Unione Sindacale di Base
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