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Amazon: la lotta per la sindacalizzazione negli USA

Secondo quanto riporta la Reuters martedì, il National Labor Relations Board degli Stati Uniti ha affermato che invierà le urne elettorali ai lavoratori dello stabilimento di Amazon a Bessmer, Alabama.

La NLRB è una agenzia indipendente del governo federale che da metà anni ’30 garantisce il rispetto delle norme sulla contrattazione collettiva e monitora le pratiche lavorative unfair.

Le schede in questione saranno contate a cominciare dal 28 marzo.

Si tratta del secondo tentativo di “far entrare il sindacato” in quella che è il secondo più grande datore di lavoro privato negli USA, dopo quello andato a vuoto a novembre.

É stato appurato che l’azienda ha interferito nelle elezioni, inficiandone la validità dell’esito, e perciò verranno ripetute.

Se il sindacato entrasse anche in un solo “magazzino” si aprirebbe la strada per l’intera sindacalizzazione dei suoi 750 mila dipendenti statunitensi, come prevede la legislazione sulle relazioni industriali negli USA.

Iniziative simili sono state tentate a New York ed in Canada.

Un gruppo di lavoratori, denominatosi Labor Amazon Union, a fine dicembre, secondo quanto riporta la CNBC, ha tentato per la seconda volta di far autorizzare tale tipo di votazione, che aveva raccolto più di 2.000 firme tra i 5.500 che lavorano nel magazzino di Staten Island, ma meno del 30% di quelle richieste dal NLRB, ed attende ora risposta.

Alla base della volontà di organizzarsi c’è la richiesta di miglioramenti salariali, di condizioni di lavoro più sicure, pause più lunghe, ed un aumento dei benefits, come migliori condizioni rispetto all’assenza per malattia e altro.

L’azienda si è finora contraddistinta – come si può leggere anche nell’articolo che qui abbiamo tradotto, pubblicato sul New York Times – per una pervicace tentativo di minare alla base la possibilità dell’organizzazione sindacale.

Si tratta di una rivisitazione, da parte dell’azienda, della tradizionale pratica dell’union busting, tesa a disincentivare l’organizzazione sindacale dei propri dipendenti attraverso una serie di pratiche più o meno legali.

Questa pressione sull’azienda ha ottenuto già I suoi risultati con l’accordo tra Amazon e il NLRB dello scorso dicembre, di cui tratta appunto l’articolo di Kare Weise, del 23 dicembre scorso sul NYT.

Una notizia che non trova spazio sui media nostrani, come in genere non lo trovano le vicende del mondo del lavoro negli USA parecchio vivacizzato da alcune vittorie storiche per i lavoratori ed il sindacato, come quella recente a Starbucks.

É l’ennesimo esempio della crescita di un “nuovo movimento operaio” che si è sviluppato durante la crisi pandemica, proseguito con le mobilitazioni di black lives matter e una pesante disaffezione del mondo del lavoro negli States, come abbiamo anche recentemente resocontato.

Un fenomeno che ha toccato vari settori e che quest’anno potrebbe trovare nuovo slancio, tenendo conto della scadenza di un importante numero di contratti collettivi.

Lo mette in evidenza il sito Labor Notes, citando una inchiesta di Bloomberg secondo cui sarebbero 200 i large union contracts (che coprono almeno 1.000 lavoratori) per un totale di 1,3 milioni di lavoratori coinvolti, oltre ai centinaia di migliaia coperti da centinaia di contratti più piccoli.

Una parte parte consistente di questi lavoratori potrebbe entrare in sciopero, specie tenendo presente l’attuale fase di stagflazione, che tende a bruciare gli aumenti salariali con l’incremento dell’inflazione, sempre più difficile da tenere sotto controllo.

Buona Lettura.

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In Amazon un accordo collettivo che dà ai lavoratori più potere per organizzarsi

Amazon, che è sempre più sotto indagine per quel che riguarda i diritti dei lavoratori, ha deciso di permettere ai propri magazzinieri di organizzarsi più facilmente come parte di un più ampio accordo nazionale con il National Labor Relations Board, raggiunto in questo mese.

Con tale accordo, firmato mercoledì, Amazon ha promesso di mandare e-mail a magazzinieri ancora sotto contratto o che non lavorano più per la multinazionale (si parla di più di un milione di persone) con aggiornamenti riguardo i propri diritti e dando loro maggiore flessibilità per organizzarsi nei propri stabilimenti.

L’accordo ha inoltre reso più facile e veloce per l’NLRB, che investiga le accuse di pratiche di lavoro illegittime, denunciare Amazon se reputa che l’azienda abbia violato gli accordi.

Amazon in passato ha chiuso vari casi individuali con l’agenzia, ma l’ampio raggio dell’accordo e le concessioni di organizzazione sindacale sono più avanzati di ogni altro accordo precedente.

A causa delle dimensioni di Amazon (più di 750mila persone lavorano nell’azienda nei soli Stati Uniti), l’agenzia ha confermato che l’accordo interesserà uno dei più ampi gruppi di lavoratori della storia.

Il gigante tech ha inoltre firmato accordi che permetteranno all’NLRB di saltare un processo amministrativo di audizione, un passo lungo e ingombrante, nel caso l’agenzia scoprisse che l’azienda non ha rispettato gli impegni.

L’accordo parte dal caso di sei lavoratori di Amazon che hanno denunciato il fatto di non poter organizzare a livello sindacale i propri colleghi. Il New York Times ne ha ottenuto una copia.

È “un fatto importante vista la dimensione di Amazon“, dice Wilma B. Liebman, che è stata a capo del Board durante l’amministrazione Obama.

Amazon, che ha moltiplicato le assunzioni durante la pandemia ed è ora – come numero di dipendenti – la seconda azienda dopo Walmart a livello nazionale, sta affrontando sempre più pressione da parte dei lavoratori, ormai arrivati a un numero totale di circa 1,5 milione di unità a livello mondiale.

La compagnia è diventata un esempio lampante di organizzazione sindacale nei propri ranghi in un periodo in cui la pandemia ha trasformato le aspettative dei padroni nei confronti dei propri dipendenti.

Quest’anno Amazon si è ritrovata ad affrontare tentativi di sindacalizzazione dentro magazzini in Alabama e nello Stato di New York, e l’International Brotherhood of Teamsters ha confermato i propri sforzi di supportare la lotta collettiva all’interno dell’azienda.

Altre aziende, come Starbucks, Kellogg’s e Deere & Company, hanno visto crescere la lotta sindacale al proprio interno.

Cercando di affrontare il problema, Amazon sta però avendo difficoltà nel trovare abbastanza impiegati per saziare la propria crescita. La compagnia è stata costruita su un modello di precarizzazione lavorativa, che ora è esploso in un fenomeno chiamato “le Grandi Dimissioni”, con lavoratori in tanti settori che decidono di andarsene alla ricerca di migliori situazioni contrattuali.

Amazon ha risposto aumentando i salari e promettendo di migliorare le condizioni di lavoro. Ha confermato di voler spendere 4 miliardi di dollari solamente in questo trimestre per affrontare la penuria di lavoratori.

Questo accordo presenta un impegno cruciale da parte di Amazon con i propri dipendenti negli Stati Uniti che non interferirà con il loro di diritto di sindacalizzarsi per migliorare le proprie condizioni lavorative“, ha detto Jennifer Abruzzo, il nuovo consigliere generale del Board nominato da Biden, giovedì.

Amazon non ha ancora commentato. La compagnia ha detto che supporta i diritti dei propri dipendenti, ma che loro starebbero meglio senza un sindacato.

Amazon e l’agenzia sono sempre più spesso in contatto, e delle volte in conflitto. Più di 75 casi di accuse all’azienda per pratiche di lavoro scorrette sono state ratificate dall’inizio della pandemia, secondo il database del Board.

Abruzzo ha diramato inoltre un promemoria a tutti i propri dipendenti per far rispettare ai datori di lavoro le leggi sul lavoro più aggressivamente.

Il mese scorso, l’agenzia ha reso noti i risultati di un’elezione sindacale fallita in un magazzino di Amazon in Alabama, dicendo che la compagnia ha impropriamente interferito con il voto. L’agenzia ha ordinato una nuova elezione. Amazon non ha risposto a questa ricerca, nonostante possa ancora farlo.

Altri datori di lavoro, dai saloni di bellezza alle case di riposo, hanno fatto di recente accordi a livello nazionale con l’NLRB, in caso di cambiamenti legislativi.

Con questa nuova soluzione, Amazon ha concordato di cambiare il proprio atteggiamento teso a limitare l’accesso dei dipendenti agli stabilimenti e ha notificato loro di averlo fatto, informandoli inoltre di altri diritti lavorativi.

L’intesa obbliga Amazon a inviare notifica in tutte le proprie operazioni negli USA e sull’app dei dipendenti, chiamata A to Z. Amazon deve inoltre inviare e-mail a tutte le persone che hanno lavorato per l’azienda da marzo.

In passato, Amazon ha detto esplicitamente che un compromesso non costituiva ammissione di colpa. Un linguaggio del genere non viene presentato nella nuova intesa. A settembre, Abruzzo ha istruito lo staff del Board ad accettare solo raramente “le clausole di non-ammissione“.

La combinazione dei doveri, che includono gli inusuali impegni di mandare mail a dipendenti attuali e passati, hanno reso il patto con Amazon unico nel suo genere, ha detto Liebman, aggiungendo che altre grandi aziende se ne ricorderanno.

Lancia un segnale che questo consiglio generale è serio nel mettere in pratica la legge e su quel che vuole accettare“, ha confermato.

I sei casi che hanno portato all’accordo tra Amazon e l’agenzia riguardano lavoratori a Chicago e Staten Island (New York City). Hanno fatto capire che l’azienda proibiva loro di sostare in sale da pranzo o in parcheggi per più di 15 minuti dall’inizio o dalla fine dei turni di lavoro, rendendo impossibile ogni tipo di organizzazione.

Un caso è stato reso pubblico da Ted Miin, che lavora in una stazione di consegna di Amazon a Chicago. In un’intervista, Miin rivela che un manager gli ha detto “sono passati 15 minuti da quando è finito il tuo turno, non puoi rimanere qui“, mentre distribuiva volantini durante una protesta, in aprile.

I colleghi erano stanchi della carenza di personale e di avere quindi troppo lavoro da svolgere e quindi sono usciti dal magazzino“, ha detto, aggiungendo che una guardia di sicurezza gli ha intimato di andarsene mentre stava volantinando.

In un altro caso, a Staten Island, Amazon ha minacciato di chiamare la polizia contro un dipendente che stava facendo girare volantini sindacali, ha rivelato Seth Goldstein, l’avvocato che rappresenta i lavoratori della compagnia a Staten Island.

Il diritto dei lavoratori di organizzarsi sul posto di lavoro, al di fuori dei turni, è ben stabilito, afferma Matthew Bodie, un ex avvocato per l’NLRB che ora insegna legislazione del lavoro alla Saint Louis University.

Il fatto che tu possa stare fuori e parlare è un’attività importante e il Board ne è sempre stato un attivo protettore“, dice.

Miin, che fa parte di un gruppo organizzato chiamato Amazonians United Chicagoland, ed altri lavoratori a Chicago, in primavera  hanno raggiunto un accordo con Amazon sulla regola dei 15 minuti in una stazione differente da quella in cui si lavorava lo scorso anno.

Due dipendenti hanno privatamente raggiunto  un’intesa che include la notifica di diritti dei lavoratori a livello nazionale, ma non è ancora coperta dall’agenzia.

Goldstein dice di essere impressionato dal fatto che l’NLRB sia riuscito a fare talmente tanta pressione su Amazon da spingerla a rinunciare all’audizione amministrativa, che avviene di fronte a un giudice e in cui le parti presentano ognuna motivazioni e fonti, nel caso si scopra che l’azienda non abbia rispettato gli accordi.

Possono ricevere un ordine da un tribunale per far rispettare la legge ad Amazon“, afferma.

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