Intervista ad Alessandra Benvenuti . In questa intervista abbiamo scambiato alcune considerazioni sullo sciopero del prossimo 22 aprile con Alessandra Benvenuti, operaia della Piaggio, delegata sindacale dell’Usb. La Piaggio è da sempre una fabbrica estremamente combattiva in cui gli operai hanno risposto colpo su colpo anche nei momenti più difficili. Nel rimettere al centro “la questione operaia” in questo paese – e nella straordinaria alleanza con gli studenti – si va delineando una alleanza sociale e una sintesi di contenuti che va oltre le vertenze e prova a ridisegnare un cambiamento della realtà sociale.
***** Venerdi 22 aprile l’Usb ha convocato uno sciopero “operaio” e una manifestazione nazionale a Roma. Avete declinato questa giornata di conflitto come la rimessa al centro della “variante operaia” nell’agenda politica del paese alle prese con decine di crisi industriali e la recessione economica. Che cosa significa? Per noi delegati la giornata del 22 è una giornata fondamentale una tappa di un percorso iniziato mettendo al centro la cosiddetta catena del valore, quella parte della società composta da tutti quei lavoratori e lavoratrici che producono la ricchezza di questo paese, ma che sono quelli che poi per le scelte del governo e dell’Unione Europea pagano sempre il prezzo più alto. I salari in Italia negli ultimi 30 anni, a differenza degli altri paesi europei, sono diminuiti e molti lavoratori percepiscono uno stipendio con il quale è difficile sostenere una vita dignitosa. È fondamentale far capire al governo Draghi che non siamo disposti a fare ancora sacrifici, che non siamo più disposti a pagare la crisi internazionale che colpirà il paese, che non possiamo permetterci, proprio a causa di una crisi dovuta all’aumento dei costi energetici e difficoltà nel reperimento delle materie prime e l’incertezza dei mercati, con il rischio di avere altre chiusure di fabbriche o ennesimi licenziamenti o perdite di posti di lavoro. E’ evidente che dopo anche la pandemia e il carovita a livelli allucinanti non possiamo far ricadere tutto sulle spalle dei lavoratori. Dobbiamo reagire agli attacchi che il mondo del lavoro subisce e il 22 aprile è una prima tappa. La giornata del 22 aprile era stata pensata in un contesto che è stato bruscamente cambiato dalla guerra. Il paese era già dentro una pesante crisi economica e sociale, gli operai della produzione e della circolazione delle merci che cosa hanno da mettere in campo contro le cause e le conseguenze della guerra sulla società? La giornata del 22 aprile, in periodo storico come questo in cui stiamo affrontando una crisi economica devastante dovuta alla guerra, diventa ancora più importante perché proprio i lavoratori e le lavoratrici saranno quelli più colpiti, perciò scioperare e manifestare contro i licenziamenti e il caro vita e contro un governo che stanzia soldi per la guerra invece che per gli operai, è fondamentale unire i lavoratori le varie vertenze e produrre iniziative che rimettano al centro i lavoratori. I lavoratori aeroportuali di Pisa e i portuali di Genova hanno bloccato il traffico di armi costruendo intorno a loro una alleanza sociale molto ampia. A distanza di decenni dai momenti alti del movimento operaio, possiamo dire che quando prendono l’iniziativa gli operai hanno nuovamente la capacità di unire intorno a sé un blocco sociale più ampio? Quanto è successo a Genova e a Pisa ci fa capire quanto ancora il movimento operaio sia capace di muovere le coscienza di un intero paese, quanto ancora sia capace di unire intorno a se chi vede i pericoli nelle scelte del governo in temi come quello dell’invio di armi. I numeri delle iniziative che sono state fatte su questo tema specifico fanno capire che ci sono persone disposte a scendere a fianco dei lavoratori che si oppongono con forza al traffico di armi e si battono invece per il rispetto e la tutela dei diritti umani. Un aspetto decisamente inedito che è venuto emergendo è l’unità tra operai e studenti. Le organizzazioni studentesche come Osa hanno dichiarato lo sciopero per il 22 aprile. Hanno scritto su vari striscioni “Operai-studenti figli della stessa rabbia”. Come è nato e come sta crescendo questa alleanza di due settori significativi del blocco sociale antagonista? Personalmente questa unione con gli studenti a me sta dando tanto, credo che sia importante stare vicino a chi lotta per avere un futuro migliore. Purtroppo le morti di Lorenzo e Giuseppe non poteva lasciare indifferenti delegati che ogni giorno si battano per la sicurezza nei posti di lavoro e che chiedono proprio come Usb l’introduzione di reato di omicidio sul lavoro. Dobbiamo essere vicino agli studenti quando protestano contro l’alternanza scuola lavoro perchè protestano contro un sistema che invece di tenerli in classi al sicuro ad imparare li manda a morire in fabbriche educandoli ad un lavoro precario e mal pagato.
Dopo anni di letargo e pensiero debole, il conflitto operaio e studentesco sembra aver ritrovato dentro la crisi – e la sua acutizzazione con la guerra – una funzione, una identità di classe e una aspirazione al cambiamento che sembravano rimosse. Possiamo guardare in avanti più positivamente che in passato? R: Si credo di si. Credo che sia il momento che il mondo studentesco e quello del lavoro stiano uniti per contrastare un mondo del lavoro totalmente piegato al profitto. Credo che sia importante per tutti unirsi per un futuro migliore che rimetta al centro i lavoratori le lavoratrici e gli studenti, perchè siamo noi quelli più oppressi da questo governo abbiamo il dovere di provare a cambiare questo paese . |
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ma parlare di giustizia mi sembra esagerato
cercate di coinvolgere pensionati giovani, studenti ecc
Redazione Roma
Infatti, lo sciopero del 22 aprile vede coinvolti anche gli studenti, è un segnale straordinario, da cogliere