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“Il 22 aprile ha posto di nuovo la questione del potere operaio”

Intervista a Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale dell’Usb. Un bilancio sulla giornata di sciopero e manifestazione del 22 aprile che ha rimesso al centro la “variante operaia” nella crisi e nella guerra, ma ha anche materializzato una alleanza sociale tra operai e studenti.

Prossimo appuntamento il congresso della Federazione Sindacale Mondiale a Roma nella prima settimana di maggio. La “questione operaia” si va riprendendo il suo spazio nell’agenda politica del paese.

La manifestazione operaia e studentesca del 22 aprile a Roma è riuscita. Il colpo d’occhio e la composizione sociale del corteo hanno detto molto. Il segnale che intendeva dare è stato dato?

Mi sembra che sia successo qualcosa di importante. Un corteo denso e combattivo durante uno sciopero delle categorie produttive, di venerdi, non di sabato, che attrae soggetti sociali, sindacali e politici e riempie le strade di Roma di lavoratrici e lavoratori non è solo un corteo, è una manifestazione di forza.

Rimettere al centro la “variante operaia” dopo anni di rimozione degli interessi e dell’identità operaia nel nostro paese è velleitario o trova ragioni visibili nelle contraddizioni che emergono pesantemente dalla realtà?

Stiamo lavorando ormai da tempo a indagare e organizzare questo determinante spezzone di classe che è direttamente interno alla catena del valore. Dai campi del foggiano, passando per le lotte durissime degli operai ex Ilva, da quelle determinanti della logistica e dalla resistenza nel trasporto aereo abbiamo imparato molto.

Soprattutto che al di là della vulgata propinata a mani basse dalla politica e dai media la classe lavoratrice esiste eccome. E torna a far sentire la propria voce, quella di chi la ricchezza la produce ma non ne beneficia e oggi si ripropone e si ridefinisce identitariamente e politicamente, si riprende lo spazio e la scena. Ricomincia a porre la questione del potere operaio.

Che significato si può attribuire ad una alleanza sociale tra operai e studenti in questa fase di crisi economica e guerra ma anche di crisi della rappresentanza politica?

Il pezzo di corteo degli studenti medi e universitari era impressionante e non solo per i numeri. Le parole d’ordine, la determinazione, la chiarezza politica che esprimeva davano la precisa percezione di trovarci di fronte ad una componente sociale avanzata e determinata.

Lo slogan “figli della stessa rabbia” che ha accompagnato tutta la preparazione dello sciopero e del corteo, l’iniziativa della mattina sotto il ministero dell’istruzione a cui  si è unita una nutrita pattuglia di operai in uno scambio speculare a quello del pomeriggio sono elementi di avvio di un’alleanza sociale di classe che a noi più vecchi fa ricordare la stagione dei Consigli e dell’unità operai studenti degli anni ’70.

I settori sociali più penalizzati dalla crisi e dall’economia di guerra sembrano aver adottato una resistenza passiva. Non si accodano alla invasiva propaganda di guerra ma non dispongono di strumenti di riscatto. Quando e come si possono accorciare le distanze tra questi due fattori?

La manifestazione ha finito per parlare a tutti, ha lanciato una proposta di costruzione di una vera e propria alleanza di classe a cui stanno già rispondendo altre realtà sociali e sindacali.

Credo che la strada per rianimare quei settori entrati da tempo in una bolla di afasia politica passi per la scelta di un blocco sociale di proporsi alla testa di un movimento di classe più largo e articolato. È una scommessa che porteremo a verifica al più presto con un momento di confronto politico alto che, prendendo le mosse dalla giornata del 22 aprile, miri alla costruzione di una prospettiva di più ampio respiro.

Sicuramente anche la parola d’ordine “guerra alla guerra” potrà costituire uno strumento unificante che vada oltre il conosciuto e ciò che già è in campo.

In questo clima caratterizzato dalla guerra e dall’economia di guerra ospiterete tra pochi giorni a Roma il congresso della Federazione Sindacale Mondiale. Quali aspettative avete su questo appuntamento?

Passato il difficile appuntamento del 22 ora ci attende una sfida altrettanto rilevante e entusiasmante, ospitare il 18 congresso della Federazione Sindacale Mondiale in Italia dopo 73 anni, dopo l’uscita della cgil dal sindacato Mondiale di classe, dopo la battuta d’arresto della fine del campo socialista, mentre la guerra torna prepotentemente ad occupare la scena mondiale.

In questa congiuntura Usb si propone a rappresentare nel nostro paese la continuità del movimento sindacale internazionalista e di classe. Un compito difficile ma che intendiamo predisporci ad assolvere.

Oltre 100 Paesi, circa 350 delegati in presenza e almeno altrettanti in collegamento via internet discuteranno del futuro della nostra organizzazione, ne rinnoveranno gli organismi, riproporranno un punto di vista di classe, indipendente e moderno, decideranno i terreni principali di attività.

A USB compete, oltre a dare il proprio contributo di analisi e di esperienza di lotta, garantire che il congresso si svolga nel migliore e più sereno dei modi. Arrivarci sull’onda del successo della giornata del 22 aprile ci aiuterà sicuramente, visto che già da tutti i continenti sono arrivati messaggi di forte sostegno e di solidarietà che ci rendono molto orgogliosi.

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