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L’alternativa è nel conflitto, “non si insorge stando nella Cgil”. Verso lo sciopero generale in Autunno

L’assemblea operaia nazionale dell’Usb tenutasi sabato a Roma, si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare Sergej Robbiano, operaio dell’aeroporto di Genova e delegato Usb morto sul lavoro il 26 maggio scorso, un atto di accusa in più per i 507 morti sul lavoro nei primi sei mesi di quest’anno. Una guerra per la quale diversi interventi hanno riaffermato la necessità di introdurre il reato di “omicidio sul lavoro”.

E’ toccato a Sasha Colautti, coordinatore di Usb-Industria introdurre i lavori dell’assemblea invocando un cambio di passo dopo lo sciopero e la manifestazione nazionale del 22 aprile scorso. “Cominciamo ad avere tutti chiaro il nostro elemento identitario e la nostra visione strategica, fondamentale insieme alle lotte, per parlare a tutto il paese”. Sarà anche questo il tema del prossimo congresso nazionale dell’Usb previsto per novembre.

Ma in una fase di conflitto devono essere superate elementi che alimentano illusioni sui sindacati complici. Sasha Colautti ha evocato la necessità ormai di andare ad una “sostituzione” della Cgil con un sindacato di classe, conflittuale e confederale: “Non si insorge stanno dentro la Cgil” ha affermato. In un passaggio ha segnalato il caso della vertenza Gkn, “una vertenza straordinaria condotta dal collettivo di fabbrica che ha posto con forza il problema delle delocalizzazioni”. Ma su questo occorre sottolineare come le alternative alla delocalizzazione con il “il rimanere a tutti i costi” rischiano di diventare ricatto sui lavoratori in termini di occupazione, lavoro e salari.

L’attacco al governo Draghi è frontale, sia sul fronte delle disuguaglianze sociali aumentati e destinate ad aumentare per le scelte del governo e della Ue, sia per aver trascinato il paese in una guerra che il paese – e soprattutto i lavoratori – non vogliono e che l’Usb intende contrastare con ogni mezzo, come dimostrato dagli aeroportuali di Pisa e dai portuali di Genova.

“Dobbiamo annunciare già da ora che sarà un Autunno Caldo, che ci sarà uno sciopero generale e una manifestazione sindacale a Roma e che occorre unire e allargare questo dibattito alle altre organizzazioni sindacali”, ha concluso Sasha Colautti aprendo i lavori dell’assemblea.

 

Luciano Vasapollo, economista del Cestes, ha sviluppato una interessante relazione sulla situazione economica e sociale dell’Italia in comparazione con gli altri paesi europei. Alcuni grafici illustrati su slide hanno evidenziato come la questione della disuguaglianza dei salari sia ormai esplosa con durezza. L’Italia è l’unico paese europeo dove negli ultimi dieci anni i salari sono diminuiti.

La crisi non è una crisi di domanda come vogliono far credere, l’aumento dei prezzi delle materie prime non riguarda solo i prodotti energetici ma anche i prodotti agricoli. Ma se i salari sono stagnanti e riparte l’inflazione ci si sta avviando verso la stagflazione. Per  rovesciare questa situazione “c’è bisogno anche di riaffermare un sano odio di classe come diceva Edoardo Sanguineti”.

Nel corso del pomeriggio si sono susseguiti gli interventi delle varie realtà operaia: dalla trincea con Francesco Rizzo della ex Ilva (oggi Acciaieria d’Italia, ndr) con le durissime lotte per la sicurezza in fabbrica a Josè Nivoi dei portuali di Genova intervenuti da remoto perché impegnati in una conferenza internazionale dei porti contro la guerra; da Alessandra Benvenuti (Piaggio) ad Amedeo Pasquarelli (Sevel). E poi le esperienze emblematiche e combattive della logistica (Riad Zagdaneh), dei braccianti agricoli (Issak Bambarè).

Ma il lavoro oggi è frammentato. Organizzare e portare al conflitto lavoratrici e lavoratori altamente precarizzati, intermittenti, stagionali è la sfida ingaggiata dalla Federazione del Sociale dell’Usb (Federico Fornasari) tra i driver come tra lavoratrici e lavoratori del turismo e ristorazione.

E’ una lotta frontale contro il lavoro povero o meglio definito come ‘lavoro sottopagato’ che oggi coinvolge secondo alcune fonti il 40% di chi lavora, per questo è necessario il salario minimo per legge”.

E’ toccato poi a Maria Vittoria Molinari ( Asia-Usb) declinare le lotte del sindacato sul territorio, in particolare sul diritto all’abitare, l’ambiente e i servizi sociali. Un terreno apparentemente esterno ai luoghi di lavoro ma decisivo per ricomporre tutti i segmenti di classe, sta in questo la forza della confederalità di un sindacato di classe.

Particolarmente acclamato l’intervento di Eva, studentessa, che a nome di Osa (studenti medi) e Cambiare Rotta (universitari) ha rivendicato la costruzione comune della manifestazione operai-studenti dello scorso 22 aprile ma ha anche snocciolato dati su dati sulla condizione di totale mancanza di aspettative per le nuove generazioni a causa della precarietà, del disastro del pianeta ed ora anche della guerra.

Tra i 507 morti sul lavoro nei primi sei mesi dell’anno adesso ci sono anche due studenti morti durante stage e alternanza scuola-lavoro, per questo lavoratori e studenti si rivendicano “figli della stessa rabbia” e si sentono dallo stesso lato di una società in cui il conflitto diventa terreno di emancipazione e di stop alla regressione.

Guido Lutrario (esecutivo Usb) ha sottolineato come questa assemblea lanci un segnale e come questo vada ritrasmesso a tutti i lavoratori: “Senza lavoratori non c’è cambiamento, lo hanno dimostrato portuali e aeroportuali contro la guerra”. I temi dei salari e dello sfruttamento devono riacquisire centralità. La battaglia d’Autunno è per cacciare Draghi, per questo – dice Lutrario – “occorre una alleanza a tutto campo con gli studenti, le forze sociali, le associazioni ambientaliste”. Vogliamo costruire un fronte largo che arrivi allo sciopero generale e ad una manifestazione nazionale insieme alle altre organizzazioni sindacali conflittuali”.

Lorenzo Giustolisi ha portato il contributo della Usb del pubblico impiego, un settore che oggi appare “a rischio vocazioni” perché tanti giovani non lo ritengono adeguato alle loro aspettative. L’Usb e il Cestes hanno effettuato una inchiesta tra i nuovi assunti del pubblico impiego che verrà presentata ai primi di luglio. Infine ha sottolineato la centralità della scuola come fattore che le classe dominanti vogliono piegare alla loro egemonia ed rinnovato l’opposizione frontale alla logica dell’alternanza scuola-lavoro come anello di congiunzione tra sindacato e studenti.

All’assemblea operaia ci sono stati anche diversi saluti di personalità politiche come Luigi De Magistris che ha denunciato il “collasso democratico” nel paese rappresentato da Draghi e dal draghismo. Con l’autonomia differenziata e le privatizzazioni previste dal Ddl Concorrenza, le disuguaglianze non possono che aumentare. Da qui la necessità di una alternativa sociale, politica ed economica. Per fare questo lo spazio nel nostro paese c’è” ha detto De Magistris.

Giorgio Cremaschi, da ex dirigente sindacale e sentendosi in qualche modo a casa, ha sottolineato come i lavoratori e le loro conquiste abbiano avuto un ruolo decisivo per le conquiste anche nel campo dei diritti civili, esattamente come è un segnale di riscatto che oggi tanti giovani rifiutino un lavoro da schiavi e sottopagato.

Salvatore Izzo, direttore del giornale cattolico Faro di Roma, ha salutato l’assemblea soffermandosi soprattutto sulla lotta contro la guerra e il coraggioso contributo dei lavoratori che vi si sono opposti concretamente.

Marta Collot, portavoce di Potere al Popolo, ha portato il suo saluto all’assemblea sottolineando come il governo Draghi pretende i sacrifici dai lavoratori mentre trascina il paese in guerra. Hanno il coraggio, invece di parlare del salario minimo, di chiedere di nuovo il blocco dei salari e delle pensioni, non solo, con il pretesto dell’economia di guerra vogliono tornare all’energia fossile e al nucleare”. Potere al Popolo rivendica il fatto di essere al fianco dei lavoratori della logistica, dei braccianti e proprio in questi giorni al fianco dei lavoratori della Philip Morris. “Anche la pandemia ha evidenziato come senza i lavoratori e il loro lavoro la società non va avanti”, ma Marta Collot ha avuto parole taglienti anche per quei “padroni e padroncini che si lamentano perché non trovano personale disposto a lavorare sottopagato e presentano il lavoro quasi come un regalo o un elemosina di cui essere ringraziati. Per questo è necessario il salario minimo”.

Dopo lo sciopero operaio e la riuscita manifestazione operai-studenti del 22 aprile, l’assemblea operaia di sabato a Roma ha dato effettivamente la sensazione che un cambio di passo sia stato avviato, verso un Autunno di conflitti sociale ma non solo.

Foto di Patrizia Cortellessa

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4 Commenti


  • Maurizio Cara

    Carissimi compagni. Noto con un certo dispiacere che tra i tanti temi discussi fra le varie categorie di lavoratori non viene menzionato quello della Sanità Pubblica e privata. Un vero peccato dal momento che in Sardegna e nel resto d’italia la presenza dell’USB con i propri iscritti nei principali ospedali pubblici e strutture private è in costante crescita. Credo che la Sanità,tutta,stia vivendo una delle stagioni peggiori della sua storia. Vista l’importanza enorme e l’impatto dirompente che la salute ha in noi tutti,meriti maggiore attenzione e sostegno. A pugno chiuso


  • Andrea Bo

    “con il pretesto dell’economia di guerra vogliono tornare all’energia fossile”.
    Ci sono argomenti più articolati, attinenti e significativi, da portare in un contesto dove si parla di lavoro. Se lo si è voluto fare proprio lì, anche lì, evidentemente c’è un ordine di scuderia.
    Bene, allora. Abbiamo oggi alternative valide e tecnicamente praticabili per coprire il fabbisogno energetico del sistema civile e produttivo?
    Pensiamo davvero di mandare avanti treni, manifattura, siderurgia, ospedali, commercio e tutto quanto con pannelli solari e pale eoliche?
    Pensiamo, con le pale e i pannelli, di coprire i diritti energetici di chi è alla fame, o non vogliamo piuttosto evitare un loro sviluppo decente, e quindi lasciarli nella fame? C…i loro, vero?
    Alla prova dei fatti si arriva al FALLIMENTO, per LIMITI MATERIALI, che fra l’altro sono ormai stranoti, e si possono così buttare nel cesso anni di impegno di tante compagne e compagni.
    Se, invece di condurre un’ANALISI SERIA, si scimmiottano le argomentazioni degli stessi soggetti politici che hanno condotto in porto la privatizzazione della produzione dell’energia elettrica, tanto vale… votare Bersani e c.
    E se nei documenti di congresso si rifiuta, a parole, il dogma (tutto atlantico) del “green”, poi non ci si può fare paladini proprio dell’industria delle… “rinnovabili” che su quel dogma ci campa senza diminuire di NULLA i danni dell’estrattivismo.
    Chi sono i “geni” che dettano questa specifica linea politica? I nomi, prego… almeno avrò capito chi sono questi inqualificabili cialtroni.
    Perché, se non sono cialtroni, sono venduti.


  • Diego

    Il contesto è quello in cui si parla di lavoro, certo, ma a differenza dei padroni e dei sindacati complici, si è usi anche scendere dall’astrattismo mitizzante, chiedendosi lavoro di chi? per chi? per cosa? Ecco quindi che l’intervento della Collot diventa più che pertinente, in quanto la crisi ambientale e climatiche sono figlie dello stesso sistema che sfrutta i lavoratori, su di loro più che sui padroni si riversa e di quel sistema rappresenta (o dovrebbe rappresentare, specie per chi legge e commenta su siti come questo) un’evidenza del fallimento disastroso del capitalismo reale. Non un “campo neutro”. Prova ne è il fatto che il potere economico cerchi di instradarci su false soluzioni (carbone, nucleare, auto elettriche…) che mantengano il potere nelle medesime mani di prima e le dinamiche di sfruttamento, produzione, consumo, accumulazione del profitto immutate. Se non nella materia prima: uranio al posto di gas, litio e terre rare al posto di petrolio, sai che forza! Io non so se pale eoliche e pannelli basteranno, ma intanto perchè nessuno ragiona sulla riduzione dei consumi? E’ scontato che io debba spostare 2 tonnellate di metallo per portare il mio culo dal panettiere? si può pensare ad obbligare i padroni ad organizzare il lavoro in modo da tenere sistematicamente a casa qualche milionata di impiegati ogni giorno attraverso lo smart working? E’ assodato che sparare ad alta velocità ogni cianfrusaglia attraverso gallerie a centinaia di km di distanza contribuisca al nostro benessere? E se risparmiassimo l’energia e la fatica della produzione di armi da guerra? Non so…anche senza parlare di vere soluzioni rivoluzionarie eh. POI vediamo quanto gas o uranio ancora ci occorrono.


  • Giancarlo staffo

    Serve Polo sindacale alternativo al neocorporativismo reazionario e guerrafondaio di Cgil Cisl Uil non ci sono più spazi per vie di mezzo

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