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Scioperi dei lavoratori in Grecia, Francia e Belgio. Il 2 dicembre tocca all’Italia

Mercoledi 9 novembre si è svolto in Grecia uno sciopero generale. Uno sciopero deciso, preparato e riuscito grazie all’azione dei sindacati militanti della Grecia. È stato uno degli scioperi più massicci e riusciti degli ultimi anni. In questo sciopero i sindacati di classe greci hanno avuto il sostegno e la solidarietà massiccia dei sindacati militanti di tutto il mondo e alla manifestazione centrale del PAME ad Atene ha partecipato l’intero Segretariato della Federazione Mondiale dei Sindacati-WFTU/FSM, esprimendo concretamente la propria solidarietà. Presenti alla manifestazione di Atene anche una delegazione dell’Usb e dell’organizzazione giovanile comunista Cambiare Rotta.

L’enorme partecipazione dei lavoratori dimostra che il percorso di lotta contro i gruppi padronali e il governo, di lotta militante per l’aumento dei salari, per tariffe dell’elettricità e il costo del cibo a basso costo.

Le immagini del fiume di lavoratori che ha inondato ogni strada del centro di Atene non possono essere nascoste. Con le massicce mobilitazioni di mercoledi, migliaia di lavoratori hanno inviato un chiaro messaggio allo Stato e ai datori di lavoro: non accetteranno di morire di fame, di congelare, le famiglie dei lavoratori non saranno sacrificate per i profitti di pochi.

Per nascondere il proprio immobilismo, la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha cerca di presentarlo su internet come un’azione delle proprie forze. Il giorno dello sciopero generale in Grecia, la CES ha nuovamente pubblicato sul suo account TWITTER materiale e video della grande manifestazione del PAME, presentandola come una mobilitazione del GSEE, membro della CES in Grecia.

In una nota il Pame, il sindacato di classe greco, sottolinea e rammenta che la CES e la ITUC hanno ripetutamente diffamato il PAME e i sindacati di classe in Grecia parlando di “minoranze violente e staliniste”, o parlando del “gruppo minoritario del PAME”. Ma questo atteggiamento non riguarda solo la Grecia, poiché recentemente le forze della CES, come il presidente della CFDT in Francia, hanno attaccato e calunniato il grande sciopero dei lavoratori delle raffinerie.

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In Francia, a Parigi e in altre decine di città i lavoratori hanno incrociato le braccia per la terza volta in poco più di un mese. La Cgt ha chiamato ad una nuova giornata di scioperi e mobilitazioni nazionali, dopo gli scioperi nazionali del 27 ottobre e del 18 ottobre. In tutto il Paese continuano gli scioperi in molti settori. Una parte crescente della popolazione non accetta più l’esplosione dei prezzi, soprattutto di cibo ed energia, e la perdita di salario di fronte all’inflazione e al rifiuto politico di aumentare i salari.

Le richieste sono condensate in alcuni punti principali: aumento generale dei salari, salario minimo a 2000 euro; ripristino della scala mobile dei salari indicizzata all’inflazione; Nazionalizzazione del settore energetico (elettricità, gas, petrolio); Pensioni a 60 anni (37,5 anni di rendita massima); divieto di licenziamento.

Lo sciopero di ieri 10 novembre è stato particolarmente partecipato in alcuni settori, in particolare quello dei trasporti urbani a Parigi.

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Anche in Belgio nella giornata di ieri la classe operaia ha inviato un chiaro messaggio per chiedere il congelamento dei prezzi dell’energia e la libertà di negoziare aumenti salariali. Molti settori sono stati interessati da questa grande giornata di sciopero e di azione per un maggiore potere d’acquisto.

Negli ultimi mesi, le grandi aziende hanno accumulato margini di profitto record. Perché i lavoratori di questi settori non dovrebbero poter chiedere una parte equa della torta?

Non sono i salari a mettere a rischio l’economia, ma Engie che si riempie le tasche alle spalle di famiglie, piccole imprese e lavoratori autonomi.

Il governo e le grandi imprese hanno sempre fretta di bloccare i salari della classe operaia. Ma quando si tratta di affrontare Engie e compagnia, non sono rimasti in molti. È ora di muoversi. Una delle richieste dello sciopero è che il ministro belga Dermagne non firmi il decreto reale sul blocco dei salari.

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In Italia è iniziata la marcia di avvicinamento allo sciopero generale del 2 dicembre convocato unitariamente da tutti i sindacati conflittuali e di bas: da Usb a Sicobas, dalla Cub ai Cobas e tanti altri. Il giorno successivo, sabato 3 dicembre, gli stessi hanno chiamato tutte le forze politiche, sociali, ambientaliste ad unirsi ai sindacati di base in una grande manifestazione nazionale a Roma.

Per sabato 12 novembre è stata convocata una assemblea nazionale a Roma per discutere e confrontarsi sullo sciopero generale e la manifestazione.

“Il governo Meloni ci sta trascinando sempre più dentro una spirale di guerra dagli esiti imprevedibili” scrivono i sindacati di base nella convocazione delle mobilitazioni di dicembre.  “Per sostenere le spese militari, ci si chiede di aderire a una economia di guerra che si colloca in piena continuità con l’operato del precedente governo Draghi, e più in generale con tutti gli esecutivi che in questi anni ci hanno chiesto di pagare con l’austerità i costi di crisi che non abbiamo creato né voluto. Mentre i salari, le pensioni, i redditi da lavoro e gli ammortizzatori sociali sono al palo da anni, il fortissimo aumento dei prezzi per tutti i beni e servizi essenziali produce un peggioramento generalizzato delle condizioni di vita”.

 

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3 Commenti


  • c. Sergio Binazzi

    evidentemente ( a parte usb e altri ) solo noi in italia abbiamo dei sindacati confederali schierati con il grosso capitale, e dire che 50 anni fa pur con errori la musica era diversa anche qui, ho esperienza in merito, infatti da settantenne sono piuttosto schifato di questa situazione se penso che ho fatto il 69 nei metalmeccanici rabbrividisco davanti a questa situazione.


  • Giulio Risso

    Questo, e I vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, hanno lavorato x demolire le volontà popolari, tanto che ora si riparla di privatizzazioni dell’acqua e soprattutto il ritorno al nucleare. Si sono chiusi i forni di incenerimento , xche’ erano inquinanti, e ora , cambiandogli nome in termovalorizzatori, vengono ripresentati. Ebbene xche’ anche noi non ci comportiamo come Loro, tornando allo sciopero di una volta. senza preavviso.,anche se il patronato dirà che non è democratico. Ricordo che la nostra arma rimane la P.za, anche se molti se ne sono dimenticato. i clik o i mi piace li lascio volentieri ad altri xche’ non mi hanno mai appartenuto e non faranno mai parte del mio modo di intendere la politica e il Sindacato.


  • Maurizio

    eh Sergio magari le generazioni dei 20/30/40/enni di oggi avessero le palle di quelli di allora adesso son tutti scientemente social-rincoglioniti

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