È iniziato alla mezzanotte di ieri lunedì 27 novembre lo sciopero di 48 ore indetto dalla USB sulle banchine di Genova gestite dalla GNV/MSC, la compagnia multinazionale del traffico marittimo con sede a Ginevra.
Alla base della protesta la richiesta dei lavoratori di superare l’utilizzo del contratto part time per i portuali delle banchine ed estendere a tutti il contratto a tempo indeterminato.
Una richiesta sensata e in linea con l’idea, quella dei camalli, di un’organizzazione del lavoro che non subordina il lavoro operaio alla logica del massimo profitto.
Sulle banchine, complice un accordo sindacale sottoscritto da CGIL, CISL, UIL che non hanno iscritti in GNV/MSC, la compagnia armatoriale applica un doppio standard contrattuale per le medesime attività, che divide i portuali in operatori a tempo pieno e a tempo parziale.
Sotto il regime part time sono collocati ben il 40% dei lavoratori operativi, sono lavoratori fondamentali tant’è che il 70% di loro è impiegato nelle attività cuore del terminal GNV.
I part time sono lavoratori in forza da più di 5 anni, impiegati nelle fasce di turno serali e notturne dove c’è il massimo afflusso delle merci, le cui paghe però sono minori e minori i contributi previdenziali e pensionistici.
I volumi di traffico sulle banchine, negli anni sono cresciuti assieme ai profitti accumulati da GNV/MSC.
La compagnia con sede a Ginevra ,guidata da Aponte, ha incassato complessivamente oltre 15 miliardi di utili, distribuendo oltre 3 miliardi fra gli azionisti. Ai produttori di questa ricchezza ossia agli oltre 180 mila dipendenti, tra cui i portuali di Genova non è arrivato nulla .
La condizione attuale e futura di questi lavoratori, pesa come un macigno su tutti i lavoratori portuali, per questo dalle 23.59 di ieri sera nessun portuale è presente nel terminal, le sole presenze sono ai presidi sindacali che ruoteranno sui tre turni all’ingresso e uscita merci.
La richiesta di USB è quella di aprire un tavolo contrattuale per estendere il lavoro a tempo indeterminato ai lavoratori interessati, superando le odiose disparità economiche, normative e previdenziali, ridando dignità al lavoro dei portuali e al porto cuore operaio e produttivo di Genova.
I lavoratori e l’USB chiedono che l’Autorità Portuale convochi GNV/MSC per avviare il tavolo di negoziale.
Il porto di Genova anche a fronte del miliardo di investimenti pubblici non può essere lasciato alla gestione unilaterale e di mercato delle multinazionali armatoriali, il porto di Genova è il cuore economico della città e la ricchezza che produce deve mettere al centro i suoi lavoratori e la città.
Sono le stesse ragioni che hanno visto il coordinamento porti USB scioperare con successo a Livorno e Salerno e che giovedì 30 novembre alle ore 11 a Roma porteranno i portuali USB a protestare sotto le finestre del Ministro Salvini a Porta Pia, in un presidio nazionale che vede ogni giorno accrescersi di motivazioni , non ultime l’attacco al diritto di sciopero e alle privatizzazioni delle banchine.
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Bruno
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