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Venerdì 17 maggio sciopero di tutti i ferrovieri per un degno rinnovo contrattuale

L’agitazione, proclamato da USB Attività Ferroviarie insieme a CUB, SGB ed Assemblea Nazionale PdM/PdB, sarà articolata su giorni ed orari differenti fra trasporto merci, passeggeri e manutenzione.

Questa terza azione di sciopero si rende necessaria per rivendicare ancora una volta la il diritto ad un degno rinnovo contrattuale basato sulla piattaforma discussa ed elaborata da migliaia di ferrovieri e per richiedere adeguati riconoscimenti professionali e salariali, salute e sicurezza, maggiori riposi tra una prestazione e l’altra, ma soprattutto una riduzione dell’orario di lavoro a 36/32 h settimanali ed il riconoscimento del lavoro usurante per tutti i ferrovieri dell’esercizio. Un lavoro che negli ultimi anni è divenuto sempre più insostenibile sul piano fisico e sociale anche in relazione all’innalzamento dell’età pensionabile.

In questo contesto di mobilitazione generale di tutti i ferrovieri si inserisce anche la specifica vertenza degli operai della manutenzione RFI ormai in lotta da 4 mesi contro l’accordo del 10 gennaio la cui applicazione inciderà profondamente sulla vita, la dignità, la salute e sicurezza dei ferrovieri e chiamati alla loro quarta azione di sciopero. Nonostante la grande mobilitazione in atto in questo mese nelle aziende territoriali di RFI, delegazioni trattanti costituite da RSU normativamente decadute da 6 anni hanno firmato accordi in totale contrapposizione all’espressa volontà dei lavoratori stessi. Questi accordi, dal punto di vista di chi il lavoro lo conosce, presto mostreranno tutti i loro limiti di applicazione operativa, aggravando la crisi organizzativa di RFI.

I manutentori di RFI si ritroveranno alle ore 11 presso le stazioni di Venezia Mestre in via Trento 38, Roma Termini via Giolitti 59/A, Napoli Centrale in viale Duccio, per manifestare tutto il loro dissenso ed opposizione all’accordo, per chiedere la sua revoca e ribadendo la volontà di entrare direttamente in scena per la tutela dei propri legittimi interessi, per il rinnovo delle Rappresentanze dei Lavoratori (RSU/RLS) decaduti da oltre 5 anni privando i lavoratori del diritto alla democrazia di scegliere i proprio rappresentanti; contro le arbitrarietà aziendali, in palese violazione del contratto, che si stanno imponendo ovunque obbligando a prestazioni straordinarie eccedenti le normali prestazioni orarie.

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Reggio Calabria, Cagliari … Genova, Venezia … Roma, Palermo, Napoli … Sembra che la sacra alleanza pro accordo del 10 gennaio abbia avuto ordine di rompere gli indugi a procedere, come se il tempo messo a disposizione per domare i lavoratori in lotta fosse terminato e giunto quello dell’ordine e della disciplina padronale.

Nelle suddette aziende territoriali di RFI, delegazioni trattanti costituite da RSU normativamente decadute da 6 anni e i cui componenti sono per lo più sconosciuti alla maggioranza dei lavoratori interessati, hanno firmato accordi in totale contrapposizione all’espressa volontà dei lavoratori stessi. Questi accordi, dal punto di vista di chi il lavoro lo conosce, presto mostreranno tutti i loro limiti di applicazione operativa, aggravando la crisi organizzativa delle aziende territoriali di RFI.

Tutto questo a ulteriore danno delle tutele contrattuali e per la salute e la sicurezza dei lavoratori del settore. Questi ultimi sono già sottoposti da oltre un decennio a una condizione di sovrastress lavorativo, derivante dal processo di deregolamentazione normativa sugli orari di lavoro e dal conferimento di responsabilità senza riconoscimenti professionali e economici; tutto qusto attuato con il favoreggiamento delle compagini sindacali firmatarie di lunga serie di contratti e accordi e che ha già mostrata tutta la sua potenza nefasta nei cantieri manutenzione infrastrutture di RFI.

Accordi di natura speculativa, con cui il padronato e il management ferroviari colgono obiettivi storici di deregolamentazione contrattuale, con acquisizione di ultraflessibilità a basso costo sugli orari di lavoro, e oggi altri contingenti legati alla grande spesa nazionale in epoca PNRR. In questo contesto ci si rimette quindi sia come lavoratori che come cittadini contribuenti, a cui verrà accollato il debito dei finanziamenti europei, sommato a quello per le folli spese di guerra che governo e parlamento italiani stanno attualmente finanziando, sempre contro la volontà dei cittadini interessati alla giusta distribuzione sociale della ricchezza nazionale prodotta.

I ferrovieri della manutenzione, in lotta da quattro mesi contro l’accordo nazionale del 10 gennaio, si pongono perciò come argine contro lo sfondamento delle logiche d’impresa speculativa, rivendicando reali tutele e riconoscimento della funzione di garanzia pubblica, per il diritto alla mobilità e alla sicurezza dei cittadini, per il loro lavoro.

Come porsi, allora, davanti all’arrogante pretesa della sacra alleanza pro 10 gennaio di far ingoiare ai ferrovieri questa volontà padronale se non a brutta faccia?

La mobilitazione e lo stato di agitazione devono proseguire e incrementarsi a misura della pretesa di avanzamento del progetto 10 gennaio, consolidando sempre più tra i lavoratori il sentimento di giusta causa della lotta e arrivando così anche sostenere adeguatamente il percorso verso le iniziative collaterali che si potranno aprire nelle sedi giuridiche al momento opportuno. Lo sciopero dello straordinario dal 3 al 23 maggio e le indicazioni sulla pratica di ri – mostranza mezzo m40 per le prestazioni contrattualmente non esigibili sono finora efficaci contro l’arbitrio aziendale e stanno consentendo ai lavoratori di confermare la loro posizione di opposizione sul campo.

Il prossimo venerdì 17 maggio ci sarà opportunità di tornare a protestare, nell’ambito dell’articolazione dello sciopero di tutti i ferrovieri per un degno rinnovo contrattuale: uno sciopero da non tralasciare per la vertenza manutenzione infrastrutture e che consente il primo necessario gancio tra questa e il contesto più ampio, e finora sommerso, dei contratti collettivi e di gruppo. Esortiamo tutti da subito a una adeguata valutazione sull’opportunità di dare massiccia adesione allo sciopero di venerdì 17 maggio con manifestazioni di protesta davanti alcune delle DOIT in cui sono stati sottoscritti i contestati accordi.

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