Una giornata di mobilitazione popolare, diffusa, determinata. Il 14 novembre è un monito esplicito alle istituzioni dell’Unione Europea e alla troika che con i loro diktat stanno sottoponendo ad un massacro sociale ampi settori sociali, soprattutto nei paesi Pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna).
Il governo Monti continua a ripetere di voler essere “ultimo tra i primi” e che l’Italia non è, ma rischia di diventare, come gli altri Pigs se non farà le “riforme strutturali” e le politiche di rigore sul debito. Come abbiamo documentato nei giorni scorsi, tutti gli indicatori sociali certificano però la regressione sociale imposta al paese dai diktat della Bce e della Ue, ai settori popolari ed anche ai ceti medi in buona parte “proletarizzati”.
Oggi anche in Italia si scenderà in piazza insieme a spagnoli e portoghesi soprattutto. La Grecia ha già dato prova di sè con due giorni di sciopero generale il 6 e 7 novembre scorsi. Manifestazioni e scioperi sono previsti anche in Francia e nei neo arrivati Cipro e Malta.
E’ una rabbia crescente nell’Europa che non vuole più essere Unione Europea, che comincia a riconoscersi e a coordinarsi contro un progetto antipopolare e un apparato autoritario, sovranazionale ma sempre più oligarchico e centralizzato.
Su questa rabbia ha provato a mettere il cappello la Ces – la Confederazione Europea dei Sindacati – e in Italia la Cgil, convocando uno sciopericchio per la giornata di domani. Lo fanno con una piattaforma che non mette affatto in discussione i micidiali vincoli dei trattati europei e si limita ad affiancare la richiesta di maggiore concertazione per cogestire le conseguenze del Fiscal Compact, del Six Pack e di tutti le altre “clave” contro i diritti sociali.
Ma la mobilitazione è cresciuta autonomamente. In Spagna, Portogallo e Italia ci saranno scioperi con orari, modalità , appuntamenti diversi da quelli della Ces/Cgil e manifestazioni con contenuti di netta rottura con i trattati europei e i governi che se ne fanno scudo contro le esigenze popolari.
Croce e delizia ancora una volta, il fronte principale della mobilitazione sarà Roma che paga gli oneri e gli onori di essere la Capitale del paese con i suoi luoghi simboli del potere.
L’appello e l’appuntamento è quello di essere tutti dalle 12.00 in poi a Montecitorio, “Rodea el congreso” come dicono e fanno in Spagna. Arrivarci e come arrivarci sarà l’obiettivo di diverse manifestazioni che domani mattina bloccheranno di fatto tutto il centro della Capitale.
Un corteo partirà da piazza della Repubblica con i Cobas (che hanno indetto anche lo sciopero) e una parte degli studenti che, come di consueto, partiranno dall’Università La Sapienza, si ricongiungeranno alla Stazione Termini e poi proseguiranno fino a Piazza Venezia.
Un altro corteo degli studenti medi e universitari partirà sempre domani mattina dalla Piramide per arrivare fino al centro e poi a Montecitorio.
Infine alcuni pezzi della Cgil che sfilerà in corteo fino a Piazza Farnese non nascondono la voglia di arrivare anch’essi a Montecitorio e unirsi agli altri spezzoni della mobilitazione.
Il Comitato No Debito e l’Usb hanno dato appuntamento direttamente a Montecitorio alle 12.00.
Sarà dunque una giornata di blocco della città e di assedio del Parlamento e Palazzo Chigi. Un modo esplicito di inviare al governo Monti un messaggio chiaro e forte di rottura e opposizione: “Ve lo manda a dire l’Europa”, toglietevi di mezzo, rimangiatevi le vostre misure antipopolari, non siamo più disponibili a farci massacrare.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa