L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha pubblicato il report sull’attività di vigilanza effettuata nel corso del 2023. I dati raccolti, anche se non hanno occupato le prime pagine dei giornali, mostrano che l’irregolarità nelle aziende è diventata ormai la norma.
Non c’è stato grande scalpore mediatico, un po’ perché in questa Italia agli imprenditori è ormai permesso tutto, e anzi vengono dipinti come perseguitati dalle tasse e dai controlli. Un po’ perché è lo stesso INL che, come l’anno scorso, non ha diramato alcuna comunicazione sulla sua presentazione, denuncia il Fatto Quotidiano: un po’ come se il quadro emerso andasse nascosto.
Già il rapporto Istat 2024, commentato sul giornale, smontava la retorica governativa sui risultati ottenuti per il mondo del lavoro. Ora arriva anche questo documento a confermare che c’è una vera e propria guerra interna ai lavoratori, che vedono peggiorare le proprie condizioni sotto vari punti di vista.
Rispetto al 2022, le ispezioni di INL, INPS e INAIL sono aumentate dell’11% (111.281), così come il personale del 19% (4.768, quasi 800 in più). Non ancora i numeri che sarebbero necessari, servirebbero almeno 10 volte più assunzioni per fare fronte alla mancanza di rispetto dilagante delle più disparate norme.
Dalle ispezioni sono emersi illeciti in 59.445 aziende, con un tasso di irregolarità maggiore del 2% rispetto al 2022. In pratica, 7 aziende su 10 non erano in regola, derubando il lavoratore, la collettività e mettendo a rischio la sicurezza di chi vi è impiegato.
Nello specifico, va sottolineato il fatto che per i controlli effettuati in materia di lavoro e legislazione sociale, l’incidenza delle irregolarità è aumentata del 3%, toccando i 70 punti percentuali. In particolare, quella su salute e sicurezza ha raggiunto l’85%, anch’essa in crescita dall’82,5% del 2022.
Ricordiamo che l’anno scorso ci sono stati più di tre morti al giorno sul posto di lavoro, una vera e propria strage. Le tragedie di Brandizzo, dell’Esselunga a Firenze, della centrale ENEL di Suviana, sono i casi più visibili di uno stillicidio contro cui andrebbe introdotto il reato di omicidio sul lavoro, su cui hanno lavorato molte realtà negli ultimi mesi.
Per quanto riguarda i contributi e i premi evasi, le ispezioni hanno permesso di recuperare 1,2 miliardi di euro. Le irregolarità in ambito previdenziale sono state rilevate nell’84% dei casi, in quello assicurativo nel 94%: in pratica, non c’era quasi mai un’azienda in regola su quest’ultimo tema.
Anche i lavoratori in nero sono aumentati, del 12%, individuandone 16.744 con 970 di essi senza regolare permesso di soggiorno. Le violazioni sulle lavoratrici madri e sulle pari opportunità sono aumentate del 24%, i casi di caporalato accertati addirittura del 205%.
Tolto il settore degli autotrasporti (80,8%), è quello del turismo e della ristorazione a detenere il primato delle irregolarità: nel 77,3% delle ispezioni. Seguono il commercio al dettaglio, le costruzioni, il trasporto e magazzinaggio, la sanità e l’assistenza sociale.
Il maggior numero di illeciti si registrano dunque in quelle imprese in cui è largamente diffuso il sistema delle cooperative e i sindacalisti vengono anche messi sotto processo per associazione a delinquere (logistica e assistenza sociale). E poi, ovviamente, nella filiera del turismo e dei servizi collegati.
È da quest’ultima che spesso sentiamo arrivare le lamentele sui giovani senza voglia di lavorare, che osano addirittura chiedere che paga avranno, con la moralizzazione vomitata da Briatore o emuli vari. Da quel settore è stata fatta una vera e propria guerra al reddito di cittadinanza.
Ricordiamo che nel 2023 il risparmio effettivo su questa misura, dopo il picconamento del governo Meloni, è stato calcolato in 1,3 miliardi di euro. In pratica, la stessa cifra recuperata solo con i limitati accertamenti riportati nel rapporto INL, che ovviamente hanno riguardato solo un numero ridottissimo di tutte le aziende del paese.
Insomma, ci troviamo di fronte a un generale peggioramento delle condizioni di lavoro e, come già detto, a una guerra interna contro i lavoratori.
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Spresal
mi piacerebbe che qualcuno parlasse anche delle competenze dei servizi di prevenzione delle ASL visto che il ruolo primario per numero ed ispezione ad oggi è ancora il loro, sebbene l’indirizzo politico sia quello di distruggerle
Donato
lavoravo per una ditta di segnaletica stradale e dopo un periodo di malattia insorta in ambito lavorativo non mi hanno rinnovato il contratto…..e per fortuna direi…..orari indicibili…..si cominciava alle 7:00 del mattino per poi lavorare 13/14 ore al giorno,norme di sicurezza inesistenti,apparati di di sicurezza che non venivano erogati dalla ditta ed erano a nostre spese,sforzi fisici per quasi tutto l orario lavorativo,esalazioni di vernici & solventi,rischi perpetui in strada,difatti l anno scorso son stato anche investito da un mezzo aziendale,poco rispetto nei confronti degli operai e mansioni che non venivano mai ragguagliate dai datori di lavoro…….un incubo in poche parole……
Leo
A sciacca nel settore privato nessuno ti pagano gli straordinari se parli non lavori più difficilmente che c’è qualcuno che si onesto tutti sanno e nessuno prende provvedimenti perché fa comodo a qualcuno ci sono le bustarelle è mangiano nei ristoranti gratis si va dove gli conviene dove non gli conviene ci girano gli occhi d’altra parte devono venire gente di fuori per fare qualche multa ma è troppo bassa il datore di lavoro lo fanno di nuovo