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Caso Cucchi. Il “fine” Giovanardi cerca un posto nella storia

QUando uno nasce signore si capisce subito. Carlo Giovanardi ne ha dato una dimostrazione oggi, parlando a Radio24, per infilare una serie di “perle di saggezza”. Leggiamo:

“È evidente che Ilaria Cucchi sta sfruttando la tragedia del fratello”.
“Come succede sempre in Italia su fatti come questi , si costruisce una carriera politica e la sorella è diventata capolista di un partito. Era evidente che sarebbe finita così. Suo fratello è una vittima, era una persona malata, ha tentato più volte di recuperarsi, ha avuto una vita difficile da tossico e spacciatore. Ma da questo alla Provincia di Roma che gli voleva intitolare le scuole come se fosse un esempio ai giovani, non ci sto. È come con Carlo Giuliani: certo Giuliani è una vittima, poveretto. Ma si possono intitolare a lui le sale del Parlamento? Io dico no, perché quando è morto stava per ammazzare tre carabinieri”.
Come ognuno può vedere, il Giovanardi è un esempio di equilibrio, sia nei giudizi di fatto che in quelli etici. Risulta che sia un avvocato, e proviamo compassione per coloro che hanno avuto la ventura di nominarlo come difensore. Uno che pensa che con un estintore si possa commettere un triplice omicidio, in effetti, andrebbe liberato dal peso della toga. E’ pericoloso soprattutto per i suoi assistiti…

Giovanardi però ha proseguito:
“Tutte le perizie arrivano alla conclusione che non c’è nessuna relazione tra la morte di Cucchi ed eventuali percosse subite. Cucchi era stato ricoverato in ospedale precedentemente 17 volte per percosse, lesioni e fratture subite dai suoi amici spacciatori. Tre poveri agenti di custodia sono massacrati da quattro anni

perché dappertutto è stato detto che lui è stato massacrato di botte e il processo invece sta dimostrando il rovescio, cioè che è morto perché era debole, aveva una serie di patologie. Ha fatto lo sciopero della fame e i medici, invece di curarlo, l’hanno lasciato morire prendendo per buona la volontà di una persona che non sapeva gestirsi”.
Un avvocato dovrebbe parlare delle cause che conosce, così come fanno – o dovrebbero fare – i magistrati. Si sarebbe evitato una figura penosa, anche con perizie che fin qui non hanno certo rappresentato il massimo nella storia della medicina legale, così preoccupate di salvaguardare le guardie, anche a costo di lasciare come colpevoli i soli medici (a dispetto degli ematomi che coprivano il corpo di Stefano quasi per intero).

Gli agenti sotto processo sono per quella morte, secono l’illustre avvocato, sarebbero  “tre poveri cristi che lavorano per 1.200 euro al mese e subiscono un processo su un’accusa costruita sul nulla”.
Ora, una morte è una morte è una morte. Un corpo ridotto in quelle condizioni, che ognuno può vedere dalle foto in rete, in soli tre giorni di detenzione, dovrebbe prima di tutto instillare rispetto; in secondo luogo sollevare domande univoche: chi lo ha ridotto così? Certamente non da se stesso, e nemmeno per colpevole disattenzione dei medici (che certamente ci fu, come avviene troppo spesso nei “repartini” per detenuti).
Ma Giovanardi, ormai ne siamo convinti, cerca un posto nella Storia. Magari in quella di Borges, purtroppo defunto, ché altrimenti un posto glielo avrebbe trovato di sicuro.

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2 Commenti


  • fabrizio

    Quello che mi rode da morire è che tutti quelli che non andranno a votare Rivoluz. Civile e rimarranno a casa
    -perchè non voglio votare un magistrato,
    -perchè non voglio votare Diliberto,
    -perchè Rif.Comunista non è comunista,
    -perchè io sono più comunista del comunismo,
    -perchè Di Pietro era contro la comm d’inchiesta sul G8,
    -perchè…
    -perchè….
    -perchè…
    faranno un favore a questo str*** di Giovannardi


  • Alfonso De Ami

    Bravi, Bravissimi non aggiungo altro

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