Il 6 marzo Guido Faggiani, Adriano Cramerotti, Andrea Serrao e Roberto Marinelli, ispettori di polizia, dovranno comparire davanti al giudice per le udienze preliminari Valerio Savio per i reati di calunnia e falso ideologico, aggravati dall’abuso dei poteri e dalla violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione. Ipotesi di reato che si aggiungono a quelle di lesioni personali. E’ questo lo sviluppo delle indagini per il pestaggio del giovane Stefano Gugliotta avvenuto a Roma il 6 maggio 2010 in occasione della partita tra Roma e Inter. I quattro agenti di polizia, insieme ad altri cinque, sono già sotto processo per il pestaggio e adesso vengono accusati anche di aver falsificato il verbale di arresto.
La richiesta di un nuovo rinvio a giudizio è stata avanzata dal pm Francesco Polino, al quale il gup Savio, nell’aprile del 2012, aveva ordinato nuove indagini «in ordine alle modalità con le quali vennero redatti verbale di arresto e comunicazione di reato». Savio aveva anche disposto in quell’occasione l’iscrizione sul registro degli indagati del vicequestore Massimo Improta ma la procura ha ritenuto di dover scagionare il dirigente della polizia romana da ogni accusa. Lo stesso gup aveva archiviato il fascicolo a carico di Stefano Gugliotta che, oltre ad essere stato pestato, era finito in manette per resistenza a pubblico ufficiale. Le immagini del pestaggio erano state riprese in un video girato dalla finestra di un palazzo sotto al quale si erano svolti i fatti.
La sera del 6 marzo 2010, mentre all’Olimpico si giocava la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter, Stefano Gugliotta si trovava in compagnia di un amico, nella zona Flaminio,, in attesa di recarsi con il proprio motorino ad una festa del cugino. Nella zona c’erano stati scontri tra polizia e tifosi. La polizia aveva circondato tutta la zona dando vita ad una sorta di rastrellamento. Il giovane venne prima pestato e poi fermato dagli agenti per resistenza a pubblico ufficiale (dopo sette giorni venne, poi, scarcerato): ma un video girato con un telefono cellulare da un testimone, riprese la scena dell’aggressione.
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