E’ durata veramente poco la prigionia per Monica Segatto, una dei quattro agenti di Polizia di Ferrara condanna a 3 anni e 6 mesi per l’omicidio del giovane ferrarese Federico Aldrovandi. In carcere ci era entrata il 29 di gennaio, su decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna, per scontare però solo sei mesi di reclusione, visto che tre anni le erano stati già abbonati in virtù dell’indulto. Ma neanche quei 6 mesi sconterà la poliziotta finora reclusa nel carcere di Rovigo, visto che ieri è stata scarcerata e mandata agli arresti domiciliari in virtù di una legge ‘svuotacarceri’ – la legge 199 del 2010 che permette ai deternuti con pene inferiori a 18 mesi – che nella maggior parte di tanti poveri cristi non sembra valere con altrettanta sollecitudine.
Ovviamente anche un altro dei quattro agenti arrestati per la morte del giovane pestato nel corso di un ‘banale’ controllo di polizia, Paolo Forlani, ha chiesto di poter usufruire dello stesso trattamento.
Un trattamento di favore, innegabilmente, che stride con le responsabilità dei 4 agenti, con il loro tentativo di alzare una cortina fumogena sui fatti della notte del 25 settembre del 2005, su dichiarazioni degli ultimi anni che dimostrano quanto gli esponenti delle forze dell’ordine non si siano affatto pentiti del loro comportamento.
E’ stato amaro il commento di Lino Aldrovandi, il papà di Federico, che continua a insistere giustamente sull’espulsione dei 4 dalle forze dell’ordine: ”Bisogna prendere atto della decisione, ma mi aspetto che queste persone vengano licenziate perché hanno disonorato il corpo di Polizia, lo dicono le sentenze. Questo è ciò che spero”.
Ancora più dura la reazione di Patrizia Moretti, la mamma del giovane ucciso “Ho appena saputo, mi sento presa in giro“ ha detto ieri ai giornalisti. “Non conosco il decreto ‘svuota carceri’ – ha detto all’agenzia Ansa – ma credo che un omicidio non sia un reato minore. Credo che loro siano più tutelati degli altri solo perché sono poliziotti. E questo mi avvilisce, mi fa star male”. Poi sul suo profilo Facebook ha denunciato: “E’ avvilente. Ammazzare i ragazzi è un reato minore. Tutti questi anni di lotta e di fiducia, tutto sommato, nella legge, a cosa portano? Sembra che questo ulteriore ennesimo regalo per i colpevoli sia uguale alle risate che i poliziotti facevano in via Ippodromo”.
Può cantare invece vittoria il sindacato di polizia, il Coisp, da sempre al fianco dei quattro colleghi e che proprio in questi giorni è impegnato in una campagna di solidarietà a bordo di un camper.
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aa
…e già che il reato è per lo Stato “”minore”” mica invece come avviene per i reati associativi e politici, inseriti nel 4 bis o.p. per il quale non esistono né attenuanti né tantomeno sconti nell’espiazione in carcere. Un esempio in più di come la “giustizia” in Italia sia di classe e di parte…
Tat0
ed hanno anche la faccia da culo di andare a manifestare sotto casa della madre sti balordi da 4 soldi … poi si meravigliano del fatto che la gente li odia … fateci vedere una guardia che paga per i propri reati come qualsiasi altra persona e poi ne potremo parlare … ad oggi, fino a prova contraria, sono tutti liberi ed impuniti, e non solo gli assassini di Aldrovandi …