La Quinta Sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dal pm Agostino Abate e dalle parti civili: l’inviato delle Iene, Mauro Casciari, è così prosciolto da ogni accusa.
È la fine di un processo parallelo a quello principale sulla strana morte di Giuseppe Uva: il giornalista era finito in mezzo a un procedimento per diffamazione a causa di un suo servizio andato in onda su Italia Uno, nel quale venivano lanciate pesanti accuse nei confronti dei poliziotti e dei carabinieri accusati della morte del falegname di Varese, deceduto il 14 giugno del 2008 poche ore dopo il suo interrogatorio nella locale caserma di Via Saffi.
La Corte ha stabilito che quel servizio non era falso e tendenzioso, come sostenevano procura e parti civili, ma aveva anzi offerto al pubblico un’informazione assolutamente corretta. «È finita – commenta Casciari –: una delle denunce più dure che abbia avuto, quella da parte di poliziotti, carabinieri e di un PM (!!!) per i miei servizi su Giuseppe Uva con Lucia Uva. Una sentenza della cassazione rivoluzionaria che costituirà un precedente importantissimo in ambito diffamatorio per i giornalisti. Un grande respiro di sollievo (solo per me e non per altri coinvolti), e un impegno che continua da subito, anche perché non ho mai smesso di trattare il tema».
Chi si trova ancora nel bel mezzo del pantano giudiziario, è Adriano Chiarelli, documentarista, autore televisivo e firma di Contropiano. Anche lui era stato accusato di diffamazione per il suo lavoro «Nei secoli fedele»: il procedimento è di casa al tribunale di Velletri, ma da mesi non se ne sa più nulla.
Il processo principale, quello a carico di 2 carabinieri e 6 poliziotti accusati di omicidio preterintenzionale, va ancora avanti in tribunale a Varese: la situazione è complicata come non mai, l’audizione dei testimoni procede a rilento e lo spettro che si agita sullo sfondo è quello della prescrizione. La verità potrebbe non venire mai a galla.
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