Si chiamano Alessio Di Bernardo, Raffaela D’Alessandro, Francesco Tedesco e Vincenzo Nicolardi. Sono i quattro nomi nuovi inseriti nel registro degli indagati per il caso di Stefano Cucchi. I reati ipotizzati dalla procura di Roma è quello di lesioni aggravate per i primi tre, e di falsa testimonianza per il quarto.
Sono tutti carabinieri: Di Bernardo, D’Alessandro e Tedesco parteciparono all’arresto del geometra romano, alla perquisizione di casa sua e al trasferimento nella caserma Appia. L’inchiesta bis, nata poche settimane fa, mira a chiarire quello che sarebbe accaduto dal momento in cui furono messe le manette attorno ai polsi del ragazzo fino all’arrivo nelle celle dei tribunali. Cioè, i momenti precedenti rispetto a quelli presi in esame nel primo processo, terminato in Appello con l’assoluzione di tutti i medici condannati in primo grado: l’ultimo capitolo verrà scritto a metà dicembre, in Cassazione.
Adesso, però, secondo le nuove accuse, Cucchi «fu sottoposto ad una azione di percosse e non può essere definita una stratta congettura l’ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l’azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare».
Nel fascicolo bis sono presenti numerose testimonianze raccolte dall’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo: tra gli altri, spiccano due carabinieri che avrebbero deciso di collaborare con la procura per questa nuova inchiesta sulla morte della vittima di ‘malapolizia’. Agli atti anche una perizia del professore Carlo Masciocchi che confermerebbe l’ipotesi del pestaggio.
Inoltre, sempre per falsa testimonianza, risulta indagato anche Roberto Mandolini, allora vicecomandante della stazione dei carabinieri di Tor Sapienza.
Cucchi morì nell’ottobre del 2009 nel reparto detenuti dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, una settimana dopo essere stato arrestato per droga.
“Come avevamo detto fin da subito, la procura di Roma è andata ben oltre il primo contributo alle indagini che noi abbiamo dato”, commenta il legale della famiglia Cucchi. “Questi successivi passi – aggiunge Anselmo – confermano quanto da noi detto al trapelare delle prime indiscrezioni. Ora abbiamo altri indagati e tra di essi alcuni sono accusati di lesioni dolose aggravate. Loro ma non solo sono i veri responsabili della morte di Stefano. Questa contestazione, che riteniamo essere provvisoria, interromperà la prescrizione. Ma, lo ribadiamo con forza e lo stiamo provando, senza quel o quei pestaggi Stefano sarebbe ancora vivo. Questo è certo ed ormai tutti lo hanno capito”.
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