Il consiglio di amministrazione di Unicredit ha reso noto i dati di bilancio del primo semestre del 2011 in cui spicca l’utile di 1,3 miliardi di euro, praticamente raddoppiato (+97,5) rispetto allo stesso periodo del 2010. Nei numeri di bilancio, 511 milioni di euro appartengono al secondo trimestre, che risulta influenzato negativamente da 105 milioni di impairment su titoli governativi greci (impatto al netto delle tasse). Al netto di tale voce, il risultato semestrale ammonterebbe a 1.426 milioni, e quello trimestrale a 616 milioni di euro. Definiti anche i termini dell’accordo con gli americani guidati da Thomas Di Benedetto per la vendita dell’As Roma che ora affronta un aumento di capitale fino a 100 milioni, in 3 tranche. Per il 2011 l’obietto è fissato a 2,6 miliardi di euro di utile: “È un target possibile – ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Unicredit Ghizzoni – ma è molto difficile fare previsioni serie. Di certo il 2011 chiuderà meglio dello scorso anno”.
Le banche italiane intendono tornare a pagare dividendi agli stessi livelli raggiunti prima della crisi finanziaria, o a livelli “anche più alti” avevano detto al Financial Times, in due interviste separate, l’amministratore delegato della banca Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, e il direttore generale di Monte dei Paschi di Siena, Antonio Vigni ed infatti le banche italiane continuano a erogare utili ai loro soci. Non si spiega altrimenti il fatto che il dividend yield del settore del credito del nostro paese continui ad essere superiore alla media europea. Il dividend yield corrisponde al rapporto tra il dividendo annuo per azione corrisposto agli azionisti o annunciato e il prezzo in chiusura dell’anno di un’azione ordinaria. È insomma un valido indicatore del rendimento immediato indipendentemente dal corso del titolo azionario.
Ebbene, secondo il consensus del mercato, il dividend yield delle banche italiane nel 2011 si attesta al 3,9% contro il 3,7 per cento europeo. Ma il balzo dovrebbe registrarsi negli anni successivi. Nel 2012 dovrebbe salire al 6,5% contro il 5,1% europeo. Per balzare all’8,4% nel 2013, il 6% in Europa. Perché vengono a dirci che siamo tutti nella stessa barca e che la crisi è uguale per tutti?
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