Secondo l’agenzia Bloomberg, il vice presidente iraniano Mohammad Reza Rahimi ha affermato che il paese sarebbe pronto a bloccare le forniture che transitano nello Stretto di Hormuz, nel caso in cui le sanzioni venissero imposte sulle sue esportazioni di petrolio.
Le quotazioni del greggio sono intanto arrivate a $101,34 al barile nelle ultime ore, toccando il valore più alto dal 16 novembre. Da segnalare che i futures sul petrolio sono balzati dell’11% quest’anno, dopo aver guadagnato il 15% nel 2010.
La minaccia da parte di Tehran, se attuata, avrebbe gravi conseguenze sull’offerta globale di petrolio: 15,5 milioni di barili al giorno, un sesto dei consumi globali, attraversano infatti lo stretto di Hormuz tra l’Iran e l’Oman, stando a quanto afferma lo stesso dipartimento di energia Usa.
Ma c’è un altro problema che preoccupa gli operatori e che potrebbe infiammare ulteriormente le quotazioni del greggio: si tratta delle stime sulle scorte settimanali degli Stati Uniti, che saranno comunicate nella giornata di domani, e che secondo un sondaggio di Bloomberg, potrebbero scendere per la terza settimana consecutiva.
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