Moody’s conferma il rating ‘Baa2’ per l’Italia, con prospettive negative. E avverte: senza un mandato chiaro per il governo le riforme sono a rischio. Lo stallo politico può pesare anche sulla fiducia degli investitori, con il rischio di costringere il governo a cercare l’aiuto dell’Europa tramite l’Esm, il fondo salva Stati, e ”potenzialmente la Bce”.
Un’ipotesi, quest’ultima, ”complicata” dalle difficoltà politiche perché ogni appoggio esterno ”richiederebbe inevitabilmente un impegno credibile del governo a ulteriori riforme”.
L’analisi di Moody’s dipinge un quadro severo per l’economia italiana, con una recessione più profonda delle attese. L’agenzia di rating rivede infatti al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo (pil) 2013 che dovrebbe contrarsi dell’1,8% rispetto all’1% precedentemente stimato. Una previsione peggiore anche a quella del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che ha stimato per l’Italia un calo del pil dell’1,5%.
La crescita – secondo Moody’s – tornerà solo nel 2014, quando il pil dovrebbe salire di un modesto 0,2%; una cifra così bassa da non costituire neanche un’inversione di tendenza (in economia viene chiamato il “rimbalzo del gatto morto”), ma soprattutto rientrante nel normale “margine di errore” di ogni previsione.
L’outlook negativo riflette ”l’elevato rischio che l’Italia possa perdere la fiducia degli investitori e l’accesso ai mercati privati del debito in seguito allo stallo politico e all’incertezza sulla futura direzione politica, così come al rischio contagio” dagli altri paesi della periferia dell’area euro. A complicare il quadro, è anche la debolezza del sistema bancario e il credito ”limitato e costoso” per le piccole e medie imprese, ”motore di crescita dell’economia italiana”.
Moody’s, comunque, conferma il rating grazie all’avanzo primario (le entrate dello Stato sono comunque superiori alle uscite, grazie alla mostruosa pressione fiscale) che aumenta le possibilità di un debito sostenibile nonostante le aspettative di una crescita bassa nel medio termine. Ma anche per la ”resistenza dell’economia, sostenuta da un relativamente basso indebitamento del settore privato e la probabilità di un appoggio finanziario, se necessario, dall’ area euro visti progressi degli ultimi anni in termini di risanamento e l’importanza sistemica dell’Italia per l’area euro”.
Moody’s, insieme a Standard & Poor’s e Fitch, è una delle tre maggiori agenzie di rating al mondo, con oltre seimila dipendenti e un fatturato di 2,35 miliardi dollari. Fondata nel 1909 da John Moody, un giornalista economico interessato alla “trasparenza finanziaria delle aziende”, ha sede a New York e l’azionista di controllo è il magnate statunitense Warren Buffett che opera tramite il suo fondo Berkshire Hathaway. Il quale, naturalmente, si avvantaggia delle “previsioni” fatte dalla “sua” agenzia. Sia nel senso di avere accesso prima degli altri a notizie rilevanti per il business, sia nel senso di far circolare previsioni che facilitano la sua individuale attitività speculativa. Mica pensavate che lo chiamano “l’oracolo di Omaha” perché possieda un “fiuto” più raffinato degli altri…
Finita nella bufera in seguito al crac di Lehman Brothers (2008), cui Moody’s assegnava un rating di massima affidabilità (la cosiddetta tripla A) fino a poco tempo prima della bancarotta, l’agenzia insieme a Standard & Poor’s e Fitch finisce nel mirino delle autorità italiane per manipolazione dei mercati, rivelando a più riprese l’imminente declassamento del rating dell’Italia.
La Procura di Trani e la Guardia di Finanza contestano alle agenzie di rating anche l’aggravante di ”aver cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima gravita”’. Nel caso di Moody’s, la Procura di Trani apre una indagine dopo il report diffuso il 6 maggio del 2010 a mercati aperti in cui si affermava che il sistema bancario italiano, in seguito al tracollo della Grecia, era tra quelli a rischio. La diffusione del report, che la Procura ritiene basato su ”giudizi infondati e imprudenti” provocò il crollo del mercato dei titoli italiani. L’inchiesta è stata ovviamente archiviata a luglio del 2012.
Mica vorrete disturbare la finanza globale…
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa